Responsabilità e Autonomia (approfondimento di Andrea Canevaro)

Crediamo che anche quest’anno HANDImatica possa essere un’occasione per partecipare alla costruzione di un orizzonte comune. Vogliamo farlo impegnandoci a mettere la responsabilità al servizio dell’autonomia.

Abbiamo scelto due parole apparentemente facili, molto utilizzate quando si parla di disabilità. Proponiamo di accostarle per cogliere una prospettiva diversa: siamo abituati a pensare alla responsabilità come al riconoscimento di una colpa o all’esercizio di un potere e all’autonomia come a una condizione di libertà e indipendenza.

Ma la collaborazione e la contaminazione tra le due parole ci offrono un altro spunto: mettere la responsabilità al servizio dell’autonomia significa riconoscere che ognuno di noi è parte di un futuro condiviso, consapevoli dell’importanza delle proprie scelte. La responsabilità ci aiuta a capire che non possiamo contare solamente su se stessi né solamente sugli altri.

Essere responsabili significa credere nella possibilità, nell’imprevisto e nell’inatteso; significa combattere contro il pregiudizio, lo stereotipo, le logiche deterministiche secondo le quali il futuro è scritto nei geni, nel quoziente intellettivo, nel colore della pelle o nello stato di salute.

Significa credere che una diagnosi, un deficit o una malattia non debbano determinare in maniera irreversibile il destino di una persona, il lavoro che potrà fare, la scuola che potrà frequentare, quali ausili dovrà utilizzare.

Incontriamoci a HANDImatica, per ricordarci che non basta essere bravi, esperti, preparati e vincenti; che le tecnologie non determinano un futuro immutabile, già segnato verso l’autonomia; non ci liberano dalla necessità e dal dovere di fare delle scelte, dalla possibilità di provare e sbagliare, di scommettere e sperare, di condividere e contaminarci.

Incontriamoci a HANDImatica per ricordarci che gli ausili non sono solo strumenti per recuperare o compensare qualcosa che manca. Sono anche l’occasione per orientarsi, cambiare, mettersi in gioco e ripartire.

Andrea Canevaro (Facoltà di Scienze dell’Educazione)

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