Seminario a tema
“L’azienda apprende”

 

Mauro Fanti - Direttore Centrale Riabilitazione e protesi INAIL

"Gli invalidi del lavoro come opportunitA' per le aziende."


Io non parlerò, innanzitutto spero, sapete tutti spero sappiate cos'è l'Inail: è l'istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Non parlerò di quello che l'Istituto fa nei confronti dei dipendenti disabili, anche noi abbiamo fatto molte operazioni come quelle dell'Inps, da indagini statistiche a corsi di formazione anche riguardo ai dirigenti per capire come loro si rapportavano al dipendente disabile con la collaborazione di Asphi. Vi parlerò invece di alcune azioni che il mio Istituto fa come compito istituzionale nei confronti dei disabili da lavoro. 

Negli ultimi anni la nostra mission si è evoluta e da semplice ente assicuratore che dava prestazioni economiche e assistenze e prime cure, ha preso ormai dei compiti che noi definiamo tutela globale dell'assicurato, ha preso in carico l'assicurato, facciamo operazione di prevenzione per evitare che degli infortuni si verifichino, quando si è verificato l'infortunio, assistiamo con prime cure, quindi con riabilitazione e indennità economiche e poi cerchiamo di reinserire l'invalido, l'infortunato nel mondo, nella società e nel mondo del lavoro. Quindi noi abbiamo ampliato i nostri compiti fino ad arrivare appunto a una tutela globale. Per quanto riguarda il reinserimento lavorativo voglio ricordare che lo sviluppo della cultura positiva della disabilità comporta che oggi una persona disabile voglia vivere appieno tutti gli aspetti sociali della sua vita e aspiri a ritornare nel campo del mondo produttivo con un'occupazione che risponda alle proprie capacità funzionali, alle proprie competenze professionali, alle proprie aspettative. Il legislatore, appunto, tenendo conto di questo mutato contesto culturale in cui la persona disabile non è più un obbligo, ma una risorsa, ha strutturato un nuovo impianto normativo, la legge 68 del 99; questa legge ha segnato il passaggio dal collocamento obbligatorio al collocamento mirato ed ha introdotto modifiche radicali. Innanzitutto la modifica dei comportamenti di tutti i soggetti coinvolti a partire dagli uffici competenti che operano a livello provinciale e nell'ambito dei servizi pubblici dell'impiego. Secondo poi la previsione di nuovi strumenti e agevolazioni che facilitano l'incontro tra le competenze del singolo disabile con le caratteristiche del posto di lavoro, in tal senso con la nuova legge è passato in primo piano il meccanismo di matching tra domanda e offerta di lavoro che prima era del tutto residuale. E infine il passaggio culturale in base al quale il collocamento della persona disabile non è più una mera pratica amministrativa, ma un progetto di inclusione che implica dinamiche relazionali e capacità di problem solving. Allora in questo panorama che cosa è stato attribuito al mio Istituto? Un nuovo ruolo di facilitatore dei meccanismi di reinserimento dei disabili del lavoro nel mondo produttivo. Infatti con l'art. 24 del dl 38/2000 quello che ha, come ho detto prima, evoluto la nostra mission, c'è stata data la facoltà di finanziare progetti di reinserimento professionale formativi di riqualificazione professionale degli invalidi del lavoro e parallelamente progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche nelle piccole e medie imprese, nelle imprese agricole e artigiane che sono tenute a mantenere in servizio o assumere invalidi del lavoro. Sono stati stanziati ben 77 milioni e mezzo di euro. 

Quindi noi affianchiamo il lavoratore infortunato sino lo affianchiamo fino al suo reintegro nel contesto sociale e possibilmente nel mondo del lavoro. 

Per dare attuazione a questi compiti l'Inail ha adottato un nuovo metodo di lavoro realizzato attraverso equipe multidisciplinari costituite presso gli uffici territoriali dell'Istituto dal medico, dall'assistente sociale e dal responsabile amministrativo e da ogni altra figura professionale ritenuta necessaria per la valutazione del caso concreto: formatore, comunicatore, architetto, ingegnere, psicologo ecc. Adesso noi vorremmo ampliarla inserendo un terapista occupazionale e un mediatore culturale considerato che abbiamo a che fare molto più spesso con lavoratori extracomunitari.

L'equipe elabora per ogni disabile da reinserire un progetto costituito da una serie di azioni sanitarie riabilitative, sociali di riqualificazione professionale, mirate appunto a sostenere ed affiancare il lavorare infortunato sino al suo reintegro nel contesto sociale e possibilmente nel mondo del lavoro.

Ogni percorso di riqualificazione professionali i corsi sono tenuti da agenzie formative specializzate nel settore della formazione dei disabili e qui l'Asphi a livello territoriale ha collaborato in molte zone del territorio nel formare infortunati del lavoro per reintegrarli nel posto del lavoro o nello stesso posto di lavoro o in posti diversi con professionalità diverse. Questo percorso è stato costruito tenendo conto delle capacità personali, delle esperienze lavorative precedenti, delle abilità residue possedute dal singolo invalido e chiaramente riservate a quelli con inabilità superiore a 33%, oltre che ovviamente con l'esigenza del mercato del lavoro locale ed è quindi stato fondamentale il rapporto con i centri dell'impiego per l'individuazione delle mansioni espressamente richieste dalle singole aziende e quindi ???? gli invalidi opportunamente riqualificati. L'efficacia dei corsi tra l'altro è stata potenziata anche dall'effettuazione di periodi di stage aziendali svolti spesso con l'affiancamento di un tutor. Qui vedete alcuni esempi delle attività nelle quali gli invalidi sono stati formati per acquisire nuove professionalità. Quello che abbiamo potuto rilevare è che è aumentato ultimamente il livello culturale di chi chiede il reinserimento e quindi per quanto riguarda la parte informatica o altre attività delle professionalità che non si limitavano soltanto più all'alfabetizzazione informatica, ma arrivavano addirittura appunto alla progettazione CAD anche a progettazioni di impianti elettrici civili, sistemi di qualità aziendale, proget manager ecc. Certo che noi ritenevamo connesso a questo il superamento e abbattimento delle barriere architettoniche nel posto di lavoro che noi finanziamo con una copertura del 50% della spesa perché è chiaro che il reinserimento lavorativo dei disabili è direttamente connessa alla possibilità di accedere senza ostacoli agli ambienti aziendali e di poter usufruire di postazioni di lavoro adeguate. Sono stati presentati poi vi dirò dopo quanti progetti, diciamo 49 in totale sono stati finanziati, ma hanno riguardato in particolare questi finanziamenti, l'abbattimento delle barriere architettoniche consistenti in servizi igienici accessibili, piattaforme elevatrici, ascensori, servoscala, anche l'adeguamento delle postazioni di lavoro, realizzazione di rampe d'accesso ecc. I dati gestionali: in questi 5 anni abbiamo finanziato 286 progetti: 237 di riqualificazione professionale, 49 di abbattimento delle barriere architettoniche, sono stati coinvolti 1310 disabili e quello che è il nostro vanto e che ne abbiamo reinseriti in attività lavorative 500. Hanno trovato quindi lavoro con le nuove capacità professionali acquisite a seguito dei corsi. C'è stata una disparità di interventi perché nel nord è stato utilizzato il 35 % delle risorse finanziarie, nel centro solo il 9%, al sud solo il 5%. Questo anche per far capire qualcosa dirò dopo sulle difficoltà che noi abbiamo pur avendo questa disponibilità finanziaria a riuscire a spendere tutti i soldi, ma soprattutto a trasformarli tutti i corsi di riqualificazioni per i disabili. Al sud ci sono notevoli difficoltà. Quali sono state un po' le criticità che noi abbiamo individuato a seguito delle nostre analisi? chiaramente ci sono avanzati circa 60 milioni di euro e quindi una notevole scarsa utilizzazione delle risorse disponibili e una ridotta progettualità di alcune strutture territoriali dell'Istituto le quali però si sono trovate anche a dover rapportarsi ad altre realtà istituzionali locali che anche loro difficoltà ne hanno avute notevolmente. Le possibili cause: mah la difficoltà per i centri dell'impiego di passare dal collocamento obbligatorio al collocamento mirato soprattutto la scarsa conoscenza di queste opportunità che noi diamo ai nostri assistiti soprattutto alle aziende che tra l'altro hanno l'obbligo di mantenere in servizio l'infortunato al lavoro, il disabile da lavoro o di assumere disabili da lavoro. E soprattutto purtroppo abbiamo notato anche questo la difficoltà di individuare disabili realmente motivati al reinserimento. Noi cercheremo chiaramente di rafforzare il ruolo dell'Istituto come facilitatore nei confronti di tutti i soggetti attivi di incrementare i progetti di reinserimento lavorativi e di utilizzare appieno le risorse disponibili.

Per svolgere questo ruolo di facilitatore l'Istituto ha attivato sinergie con gli enti ed organismi preposti per legge al collocamento mirato per favorire appunto una rete di servizi finalizzata a favorire il meccanismo dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Però dobbiamo dare nuovo impulso a queste politiche, attraverso il potenziamento delle collaborazioni con gli organismi preposti al collocamento con la firma di specifici accordi territoriali, la creazione di servizi di orientamento per le aziende finalizzati al superamento delle barriere culturali, l'orientamento e il tutoraggio dei nuovi disabili da lavoro anche verso figure professionali emergenti tenuto conto del loro crescente livello culturale per facilitare il lavoro del cercare lavoro, l'attivazione di procedure per il rilascio di attestati di qualifiche professionali. Chiaramente, sotto il primo punto, quello di potenziare le collaborazioni è emersa la necessità di coinvolgere nella rete tutti i soggetti del workfare italiani interessati al reinserimento lavorativo. Fino a ora i nostri accordi erano indirizzati solamente agli enti locali e le istituzioni che si interessano appunto del discorso del collocamento obbligatorio quindi i centri per l'impiego, i comuni, ma molto importante è far sedere allo stesso tavolo le associazioni datoriali che sono rappresentative dei datori del lavoro obbligati e interessati all'assunzione dei lavoratori disabili, le organizzazioni sindacali che tutelano i lavoratori stessi, gli altri soggetti interessati al collocamento mirato, le agenzie per il lavoro e per l'attività di intermediazione, i comuni e i loro consorzi, le agenzie di centri di formazione di particolare rilevanza, le associazioni dei disabili, la cooperazione sociale. E noi a questo fine stiamo attivandoci. Abbiamo fatto uno schema di protocollo e le direzioni regionali si dovranno attivare per incontri con le associazioni territoriali, organizzazioni sindacali e tutti quei soggetti che vi ho elencato per tradurre appunto questa strategia di rete in accordi operativi. Prospettive future: noi abbiamo tentato e valutato anche quello di modificare il regolamento che appunto regola l'erogazione dei finanziamenti per i progetti di formazione.

Ampliamento della platea dei disabili da riqualificare: cercheremo di non occuparci più solo dei lavoratori disoccupati con inabilità superiore al 33% già inseriti nel sistema del collocamento, vogliamo cercare di anticipare l'intervento dell'Istituto prima che il lavoratore sia estromesso dal mondo produttivo ed occuparci di lui prima ancora di quando dovremmo occuparci del suo reinserimento. Del resto la stessa legge 68/99 prevede l'obbligo per le imprese di conservare il posto di lavoro a quei lavoratori che pur non essendo disabili al momento dell'assunzione abbiano acquisito eventuali disabilità per infortunio o malattia professionale. Dobbiamo intervenire in questa fase, prevedendo appunto il finanziamento anche a progetti di riqualificazione professionale che facilitino il mantenimento del posto di lavoro e sostengano le imprese nel rispettare l'obbligo previsto dalla legge. In più, di incrementare la percentuale di finanziamento maggiore di quella attuale per i progetti di abbattimento delle barriere architettoniche, prevedendo cioè un rimborso della spesa maggiore di quella attuale, arrivando fino al 100% nel caso in cui le opere finalizzate siano appunto a facilitare la permanenza in servizio o l'assunzione di un disabile grave o di un disabile da lavoro riqualificato appunto attraverso i nostri progetti di riqualificazione, questo anche per aumentare l'interesse delle imprese alle iniziative dell'Istituto. Solo per darvi un altro elemento di considerazione e di valutazione: dall'Umbria in giù, per l'abbattimento delle barriere architettoniche non è stata presentata nessuna domanda pur prevedendo la legge l'obbligo per le aziende di assumere disabili e quindi questo è un problema anche di costi, nessuna domanda presentata. Questo è il nostro tentativo è quello appunto di creare una rete tra tutti i soggetti attivi come avevo detto del workfare perché solo agendo in rete si può cercare di ovviare a tutti quanti i problemi che noi abbiamo incontrato nell'erogare i nostri finanziamenti.

Io vi ho parlato di una parte che riguarda solamente, le azioni che riguardano solo una parte della disabilità che è quella da lavoro, ma ve ne ho parlato per cercare di farvi intendere uno dei nostri compiti istituzionali che è quello appunto di agire in favore dei disabili da lavoro. Grazie.

(Testo  non rivisto dall’autore)

 

Ritorna a
Elenco Seminari 2006
Ritorna ad
Agenda del Seminario
Relatore
successivo