Workshop
Il diritto di leggere:  politiche istituzionali e innovazioni tecnologiche per l'accesso dei disabili all'informazione e alla cultura

 

Liana D’Alfonso - Soprintendenza per i Beni Librari e Documentari - Istituto Beni Culturali Regione Emilia-Romagna


Ringrazio di questo invito rivolto alla Regione, e in particolare alla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto per i beni culturali, perché dà l’occasione di arricchire ed ampliare un impegno che da un anno circa si sta portando avanti con la redazione di standard di qualità del servizio e di professionalità degli addetti che dovranno costituire la base, il punto di riferimento per lo sviluppo del sistema bibliotecario regionale.

La redazione di questi standard avviene in attuazione della Legge regionale n.18 del 24/3/2000 “Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali” che ha rinnovato in buona misura l’intervento della Regione in materia di biblioteche, prevedendo anziché la concessione di contributi a favore delle situazioni svantaggiate - per mettere, cioè, in migliori situazioni qualitative le biblioteche -, iniziative finalizzate a premiare le realtà più avanzate, adeguate a quei livelli che proprio gli standard dovrebbero individuare. Si è ritenuto che una simile scelta sia idonea a stimolare una sorta di competizione fra le diverse realtà nello sforzo di realizzare situazioni significative e avanzate in termini di servizio bibliotecario.

Si è trattato quindi di elaborare standard di qualità che in qualche modo stimolassero una crescita del settore per rendere sempre più effettivo, (obiettivo fondamentale della Regione in questo campo), il diritto all’informazione, allo studio, alla cultura, alla continuità formativa e all’impiego del tempo libero dei componenti di tutta la comunità.

Illustrerò l’esperienza brevemente, accogliendo l’invito della coordinatrice a fare uno sforzo di sintesi per consentire di esprimersi al maggior numero dei presenti.

In primo luogo va detto che la difficoltà di individuare consolidati modelli di riferimento in materia, ci ha portato alla scelta di selezionare pochi elementi essenziali da indicare come obbligatori nella definizione di che cosa è un servizio bibliotecario effettivamente di qualità, e affiancare a questi pochi elementi una serie di raccomandazioni e ipotesi di soluzioni estesa ad un campo più ampio di obiettivi. Si è inteso creare così una specie di strumento guida, di controllo e anche  di autocontrollo, che si ritiene possa costituire un utile riferimento e stimolo per le realtà che si vogliono avviare verso una maggiore qualificazione del servizio bibliotecario.

Nel documento elaborato si ritrova perciò una definizione estremamente stringata di requisiti indicati come obbligatori, riferiti ad elementi fondamentali, essenzialmente legati alla sicurezza (norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, norme relative all’igiene del lavoro, normativa antincendio, per la sicurezza degli impianti, per l’eliminazione delle barriere architettoniche), che derivano dalle leggi nazionali in materia. Accanto a questo insieme si sono elaborate indicazioni che riguardano requisiti più ampi: alcuni possono trasformarsi in raccomandazioni in quanto individuano obiettivi da perseguire e definiscono alcuni dei modi per raggiungerli che corrispondono a esperienze positive, ma che non si ritiene utile o opportuno trasformare in veri e propri modelli di riferimento; altri si ritrovano in opportune liste di controllo che identificano elementi da verificare o procedimenti da impostare utili anche per svolgere una autovalutazione da parte delle singole realtà.

E molto importante, affrontando questi temi, essere consapevoli della situazione in cui ci si trova: in Italia esiste una legislazione nazionale che determina degli obblighi assolutamente categorici, ad esempio sull’accessibilità agli edifici pubblici; però, guardandosi intorno, si può verificare ancora una volta che non è la logica dell’”editto” che cambia da sola la realtà, se non vi è anche una convinzione profonda che si traduce in comportamenti, scelte, atteggiamenti delle persone e degli addetti ai lavori e di chi poi nelle istituzioni fa le scelte di bilancio, di investimento ecc..

La scelta di definire quelle liste di controllo cui facevo riferimento prima dovrebbe favorire una forma di consapevolezza sul livello e sulla qualità del servizio che si riesce e che si vorrebbe offrire. In questo senso l’intervento della Regione si colloca sì su un piano di tipo normativo, definendo in qualche modo norme a livelli differenziati di cogenza, ma fa leva anche sul ruolo che la conoscenza, l’informazione sulle esigenze e il livello di soddisfazione raggiunto può svolgere nello stimolare scelte di investimento nel settore. Offrire strumenti di valutazione, che diano in un certo senso dei “voti” - un po’ come succede con le stelle per gli alberghi - anche alle biblioteche, può essere un modo per spingere le realtà locali a sviluppare un impegno su questo piano.

Le linee di intervento si muovono fondamentalmente su quattro filoni: le strutture, il patrimonio, le carte dei servizi e il personale.

Sul piano delle strutture edilizie e della eliminazione degli ostacoli che si frappongono ad un loro pieno utilizzo da parte di tutti i cittadini c’è sicuramente molto da fare: se da un lato sono noti gli obiettivi  e anche gli obblighi esistenti per quanto riguarda il superamento delle barriere fisiche, sappiamo anche che partiamo da una situazione non avanzata dati i vincoli costituiti dal fatto che spesso le biblioteche si trovano in contenitori storici o in contenitori concepiti per altri usi, non nati come biblioteche. Così come, d’altra parte, se non si vuole fare un discorso parziale e illusorio, è bene  avere presente che spesso ostacoli enormi si trovano nell’accesso all’edificio e più in generale nella piena fruizione degli spazi cittadini e quindi l’accessibilità, perché sia reale, dovrebbe essere verificata e progettata anche al di fuori della biblioteca, considerazione scontata, se si vuole, ma troppo spesso contraddetta dai fatti.

Per quanto riguarda il patrimonio, il problema è quello di fornire una offerta adeguata, qualificata e più ricca possibile in quanto fornire  un’offerta vecchia, non affidabile, all’interno della quale non ci si riesca a muovere con agio, vuol dire aver fallito gli obiettivi.

E in questo senso che si muove la scelta di attuare interventi che perseguendo la realizzazione di un effettivo sistema bibliotecario, rendano fruibile da tutti i punti della rete un patrimonio sempre più ricco ed esteso, collocato nelle varie parti del territorio.

Un altro elemento su cui puntare per garantire quel “diritto di leggere” di cui stiamo parlando è  quello della definizione delle carte dei servizi che devono diventare strumenti che permettano agli utenti di avere voce in capitolo per quanto riguarda l’offerta dei servizi bibliotecari; anche questo è un elemento importante, una maggiore permeabilità dell’organizzazione bibliotecaria alle esigenze degli utenti è quello che forse può garantire di sviluppare maggiore sensibilità e capacità di affrontare i problemi anche sul piano dell’utilizzo delle attrezzature.

L’ultimo discorso a cui volevo accennare, seppure brevemente per restare nei tempi stabiliti, è quello della qualificazione professionale: essa è fondamentale perché una volta affrontati i problemi delle strutture e del patrimonio librario, rimane quello, fondamentale, del personale che deve essere in grado effettivamente di far utilizzare agli utenti  il  patrimonio disponibile che diventa sempre più esteso e differenziato: basta pensare alle risorse della “rete”; e deve essere in grado di supportare gli utenti, con le loro caratteristiche e con le specifiche esigenze, anche per rafforzare le capacità critiche nell’utilizzo di risorse che si possono utilizzare e padroneggiare o anche, al contrario, subire. E’ noto  che chi progetta un sistema informatico può dar luogo a un passaggio di liberazione della risorsa umana o di asservimento oppure può dar luogo a un affrancamento di persone e gruppi o invece a un loro condizionamento e quindi, in questo senso, è fondamentale avere operatori che siano in grado di aumentare la capacità d’interagire dal punto di vista non tanto tecnico, del funzionamento delle “macchine”, ma della comprensione del prodotto che si ha davanti e della capacità quindi di formarsi una visione critica di questo.

Chiudo con una considerazione: siamo di fronte a un settore dove una qualificazione dell’offerta è in grado di generare una domanda maggiore;  credo che questo non si debba mai dimenticarlo.

Se si qualifica l’offerta lungo quei filoni che molto schematicamente ho  cercato di riassumere prima, è possibile anche sollecitare una nuova domanda da parte di gruppi, da parte di soggetti diversi, da parte di soggetti oggi esclusi o che hanno difficoltà a utilizzare questi grandi patrimoni culturali e questo è molto importante, soprattutto in una società dove i diritti di cittadinanza legati all’informazione diventano sempre più importanti e dove soprattutto, è necessario prevedere, un apprendimento e un accrescimento culturale che si protragga in tutte le fasi della vita; anche questo è un elemento importantissimo che richiede un impegno che deve considerare tutti i soggetti, con le loro caratteristiche personali, sociali, fisiche e nelle varie fasi della vita che questi attraversano. Quindi in questo senso, vuol dire lavorare non solo per impedire discriminazioni, ma per favorire per tutti la partecipazione e l’inclusione nei processi culturali e sociali.

 

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