Workshop
Il diritto di leggere:  politiche istituzionali e innovazioni tecnologiche per l'accesso dei disabili all'informazione e alla cultura

 

Giuliana Cerrato - Biblioteca di Moncalieri


Buongiorno, sono la responsabile di una biblioteca di pubblica lettura di una città di 60000 abitanti confinante con Torino: Moncalieri. 

Paradossalmente la fortuna della nostra biblioteca è dovuta ad una sua forzata chiusura: avendo riaperto solo nel 1995 la sede abbiamo potuto interrogarci sulle caratteristiche che avremmo voluto dare al servizio. Essendo una biblioteca di pubblica lettura - dove garantire il diritto di leggere dovrebbe essere uno dei compiti fondamentali, anzi, un diritto da difendere, come è evidente per noi che lavoriamo nella pubblica lettura - da subito abbiamo cominciato a ragionare attorno alla questione dell’accessibilità. Ci sembrava fondamentale offrire, nei limiti delle nostre capacità, a tutti i cittadini la possibilità di accedere all’informazione, alla conoscenza e, perché no, allo svago e al divertimento e quindi da subito abbiamo cercato di offrire degli ausili che potessero permettere davvero a tutti di usufruire dei nostri servizi. 

A mio avviso la prima condizione fondamentale perché si possa portare avanti sensatamente in una biblioteca di pubblica lettura il discorso sull’accessibilità è quella di formare un gruppo di persone competenti sull’argomento. La mia fortuna, ad esempio, è stata di poter lavorare, da subito,  con persone che di queste cose se ne intendevano, mentre io non conoscevo nulla di problemi relativi ad ausili e poco sapevo sulla vera accessibilità: per me è stato quindi importante collaborare con esperti del settore, primo fra tutti il prof. Giorgio Tartara, che è consulente della Biblioteca di Moncalieri da ancora prima che la nuova sede fosse riaperta e che da molti anni si occupa appunto delle nuove tecnologie, la didattica e la disabilità. 

Nel giro di qualche anno si è creato un gruppo di lavoro, a mio avviso estremamente competente e da cui io imparo tutte le volte, che nel tempo ci ha dato la possibilità sia di acquistare hardware e software ad hoc e di cui vi parlerò tra breve, sia di elaborare progetti magari piccoli, ma molto mirati, alcuni dei quali ci stanno dando grandi soddisfazioni. 

In breve, noi abbiamo acquistato una serie di hardware e di software per rispondere alle esigenze di persone con vari tipi di disabilità, nel senso che  abbiamo cercato di offrire una panoramica abbastanza vasta di quello che offre oggigiorno il mercato, senza limitarci ai supporti per un solo tipo di difficoltà.

Tutti gli ausili di cui disponiamo sono elencati nel nostro sito (www.comune.moncalieri.to.it/biblio/biblio.htm) alla voce “Senza barriere”, che è il progetto generale sull’accessibilità. Tanto per fare qualche esempio, vi posso dire che  abbiamo una tastierina per miodistrofici, quindi per persone che hanno gravi problemi di motilità; abbiamo anche la tastiera espansa, alcune sintesi vocali, vari  emulatori di mouse, ausili molto specifici ad esempio per persone che non possono usare le braccia (non mi ricordo il termine medico), uno di questi è composto da un software e da una sorta di cannuccia collegata al computer: ogni soffio nella cannuccia corrisponde ad un clic del mouse, e così via.

Quali problemi abbiamo dovuto affrontare?

La nostra è una biblioteca che ha una parte informatica notevole: non avendo purtroppo molti libri (circa 40.000) abbiamo dovuto privilegiare altre forme di comunicazione (penso che i bibliotecari qui presenti capiscano molto bene cosa intendo…). Abbiamo quindi una discreta dotazione. Il primo problema da risolvere è stato quindi dove porre gli ausili: nelle varie postazioni di lavoro o in una sala dedicata?

Alla fine abbiamo trovato una soluzione di compromesso. Ci è parso fondamentale rendere gli ausili informatici a disposizione di tutti, nelle sale normalmente adibite all’utilizzo dei computer; soltanto gli ausili che, potrebbero creare fastidio a qualche altro lettore lì presente - pensiamo alla sintesi vocale o ad utenti che abbiano necessità di parlare ad alta voce - sono stati posizionati in locali separati. Da poco abbiamo aperto la Sala Internet: lì, insieme ad altri otto computer adibiti alla navigazione in rete, abbiamo collocato un computer attrezzato sia per ipovedenti, sia per non vedenti, e lo facciamo utilizzare con le cuffie. L’importante ci sembrava fosse non separare, per quanto possibile, i frequentatori della biblioteca.

Gli ausili informatici vengono utilizzati sia da utenti singoli che da gruppi. Tra i lettori “singoli” mi viene in mente un ragazzo non vedente che per parecchio tempo è venuto da noi per testare due tipi di sintesi vocale, per decidere quale comprare, il che  mi sembra non solo legittimo, ma davvero un buon uso delle risorse della Biblioteca. Spesso vengono anche degli educatori che accompagnano gruppi a loro affidati. Cito ad esempio un gruppo di adulti con ritardo cognitivo che utilizzano i software  tramite l’educatore e che frequentano la biblioteca settimanalmente. Devo dire però che la maggior parte degli utilizzatori degli ausili viene singolarmente.

Per quanto riguarda l’accessibilità “fisica” della struttura, ahimè, purtroppo non siamo ancora al meglio, anche se stiamo cercando di migliorare, grazie anche all’insostituibile apporto di coloro che ci segnalano la non accessibilità di alcune zone o la scarsa segnaletica. Da quando, ad esempio, abbiamo segnalato meglio la discesa che porta all’ascensore non solo le persone in carrozzina sono state contente, ma anche le mamme con i passeggini.…

Vorrei anche parlare – e mi piacerebbe anzi se ne discutesse poi nel dibattito - di un aspetto che ritengo fondamentale e a cui tutti gli interventi che mi hanno preceduta hanno già accennato: la formazione. Noi bibliotecari solitamente purtroppo non riceviamo una formazione adeguata, non siamo preparati ad affrontare seriamente il problema dell’accessibilità. Il risultato è che, almeno all’inizio, ci si improvvisa (non so se questo fa anche parte  dell’esperienza personale dei bibliotecari presenti). Nel mio caso la fortuna è stata di avere, nel  gruppo di lavoro cui accennavo all’inizio, persone che potevano formarci se non altro dal punto di vista tecnico, quindi tutto il personale della biblioteca ha seguito dei corsi di formazione specifici per l’utilizzo di tutti i software e gli hardware che abbiamo in biblioteca per persone con difficoltà sensoriali, motorie o cognitive. In particolare poi ci siamo resi conto che ad un certo punto dovevamo scegliere dove approfondire di più la nostra offerta e abbiamo optato - come nelle esperienze emerse negli interventi precedenti – per ampliare i servizi per le persone con disabilità visive ed abbiamo seguito corsi specifici. Molte sono le biblioteche che offrono vari supporti – dalle sintesi vocali agli audiolibri –a chi non vede.

Mi piacerebbe approfondirne il motivo: per la grande quantità di risorse disponibili? Perché riusciamo a offrire un servizio legato ad un aspetto che conosciamo bene come la lettura?

Ma torniamo ai nostri progetti.

Ne abbiamo proposti due: uno purtroppo non è andato a buon fine, l’altro sta avendo buon successo.

Il primo era un progetto di scrittura creativa per non vedenti: abbiamo costituito un gruppo di lavoro composto da due persone non vedenti (presenti nel gruppo in qualità di consulenti, una psicologa e un insegnante), da un insegnante di scrittura creativa che è anche un bibliotecario, dal bibliotecario che segue da noi in specifico i servizi per l’accesso e infine da me.

Ci piaceva l’idea, ci interessava l’idea di vedere un po’ che cosa succedeva a proporre un corso per non vedenti, cioè ci chiedevamo se saremmo riusciti a far uscire di casa delle persone per venire in biblioteca ad imparare a scrivere con i corsi di scrittura creativa. La risposta è stata nella scarsa adesione all’iniziativa, solo tre iscritti, e quindi abbiamo dovuto lasciare perdere.

Molto meglio è andato invece un servizio che continua ormai da due anni, ideato dal prof. Francesco Fratta: le “fotocopie per non vedenti”. Funziona in questo modo: un lettore (anche remoto) telefona o scrive comunicando, ad esempio, di essere interessato ad una certa voce di enciclopedia piuttosto che ad un articolo su una rivista. A quel punto noi riprendiamo con lo scanner la pagina o le pagine richieste, traduciamo ovviamente in formato testo, il testo viene corretto e poi lo inviamo a casa via mail - o consegnando un dischetto – a chi ha fatto la richiesta.

L’iniziativa sta riscuotendo un buon successo. Il progetto, come vedete, è minimo, e forse proprio per questo funziona. Lo strano è che, ad esempio, ci hanno telefonato anche da Genova, dove c’è un servizio eccellente in biblioteca per i non vedenti… Ci siamo chiesti come mai hanno interpellato noi, che abbiamo meno offerta, ma ammetto che siamo stati contenti…

Ancora qualche notizia rispetto alla formazione.

Per me un’esperienza interessante è stata la partecipazione ad un progetto europeo Leonardo (quindi rivolto appunto alla formazione): “Biblex; le biblioteche e la lotta all’esclusione”, conclusosi nel 2001. I partners erano le biblioteche e gli istituti di formazione di Grenoble, Stoccarda e Böblingen, Budapest, Torino e Moncalieri. Al termine dei quattro anni di progetto, abbiamo gettato le basi per un corso di formazione europeo per tutti i bibliotecari, i mediatori culturali e i volontari che si troveranno a che fare con i cosiddetti “pubblici esclusi”.

Il metodo di lavoro prevedeva prima il confronto delle diverse esperienze, poi l’elaborazione di contenuti comuni adatti a creare una buona formazione di base, da approfondire a seconda del tipo di pubblico “escluso” con cui si sarebbe lavorato. Innanzitutto ognuno di noi aveva la propria specificità; Moncalieri ha portato la nostra esperienza con le persone disabili, Torino ha portato le esperienze con i non vedenti (la Biblioteca civica di Torino ha circa 7000 audiocassette registrate da volontari, quindi tra l’altro per noi che siamo al confine con Torino è molto semplice andare a prendere le audiocassette che ci chiedono i nostri lettori non vedenti, ma la Civica offre anche un servizio di spedizione postale) e i carcerati, Grenoble e Stoccarda  hanno presentato le attività con gli anziani, Budapest quelle con i giovani a rischio e con le minoranze etniche. L’interessante è che alla fine di questo progetto Biblex, sono state evidenziate le dieci competenze chiave che devono avere i bibliotecari che lavorano con i pubblici esclusi (tra le prime, la capacità di comunicare e la capacità di ascoltare bisogni e desideri del pubblico senza “proiezioni” personali).

Personalmente penso che siano dieci competenze che vadano bene sempre, ma questo è un altro discorso.

In ultimo, e con questo concludo, devo dire che l’Amministrazione della Città ha dimostrato grande sensibilità rispetto al problema dell’accesso, atteggiamento non scontato. L’Assessorato alla Cultura, in particolare, organizza in Biblioteca ogni anno, da sette anni, un forum sulle nuove tecnologie, la didattica e la disabilità.

L’appuntamento è rivolto soprattutto agli insegnanti e ai bibliotecari: per farvi un esempio, quest’anno l’intervento rivolto in particolare ai problemi legati all’accesso per le persone disabili, della dott.ssa Elena Manzi, verteva sul problema degli avatar nelle chat. Il  problema è interessante: la dottoressa Manzi ha rilevato come la persona disabile (lei è a contatto soprattutto con  giovani) si “racconta” in una chat a qualcuno che non incontrerà mai: di solito racconta un’immagine di sé (un avatar, appunto) che non corrisponde affatto alla realtà. La questione posta era quindi la seguente: che riflesso sull’accettazione di sé può avere per un ragazzo, magari con gravi difficoltà motorie, il descriversi completamente diverso da quello che è in realtà? Ma non è questa la sede per approfondire l’argomento, volevo solo raccontare in breve lo spirito dei nostri convegni annuali (sempre la dott.ssa Manzi qualche anno fa durante il Forum aveva raccontato di alcune prove di accessibilità da lei compiuti in alcune istituzioni culturali torinesi: il panorama non era confortante…).

Gli atti del Forum saranno disponibili entro breve sul sito, così come sul sito troverete in dettaglio quanto ho illustrato in questa presentazione. Purtroppo, a proposito delle difficoltà che ancora non riusciamo a superare, mi preme avvisare che il nostro sito non è del tutto accessibile, ma stiamo lavorando per renderlo tale secondo le norme previste dall’AIPA.

Vi lascio il mio indirizzo e-mail in modo che, se qualcuno fosse interessato, possa contattarmi. Mi piacerebbe molto lavorare in gruppo, anche perché così potremmo mettere tutte le nostre risorse a disposizione.

Il mio indirizzo è:
giuliana.cerrato@comune.moncalieri.to.it
Le attività relative all’accesso sono seguite, in concreto, dal collega Enzo Lattuchella:
enzo.lattuchella@comune.moncalieri.to.it.
Per qualsiasi contatto potete rivolgervi ad entrambi.

 

Ritorna a
Convegni e Iniziative 2002
Ritorna ad
Agenda del Workshop
Relatore
successivo