Seminario a tema
“Interventi e finanziamenti pubblici per gli ausili tecnologici: cosa sta cambiando?”

 

Carlo Giacobini - Handylex - UILDM

"Tecnologie per l'autonomia: la normativa come stimolo o freno per il supporto all'inclusione. Le normative regionali e la legge n.68/'99."


Pietro Barbieri ha dato molti elementi di riflessione prima, quello centrale, quello a cui vorrei riagganciarmi in modo particolare è l'impedimento, la difficoltà, l'ostacolo all'accesso alle tecnologie. Alcune relazioni successive, alcuni elementi introdotti da Da Dalt hanno proposto alcune riflessioni nell'ambito scolastico, tentiamo un po' di ampliare il ventaglio di quei momenti, di quegli spazi, quegli ambiti in cui c'è necessità di tecnologia, di accesso alla tecnologia, parlando anche di aspetti lavorativi, ma non solo, perché anche quello è un banco di prova, è un momento in cui l'accesso o il non accesso alla tecnologia gioca un ruolo determinante.

Abbiamo una norma in Italia che ci definisce in modo piuttosto chiaro che cosa significhi collocamento mirato, la prendo da lontano ben sapendo che mi mancano 14 minuti. Il collocamento mirato, ce lo dice quella norma che è la legge 68 del '99 è una serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità per le loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto: la persona giusta al posto giusto, attraverso, e qui è uno dei punti centrali, analisi dei posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive, soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti intesi nella loro accezione più ampia. Gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione. Quindi è un'operazione molto complessa, significa che ha molte parti, molte componenti, questo è il collocamento mirato.

Il posto di lavoro. Una volta valutate quindi le capacità lavorative, andrebbe analizzato con compiutezza il posto di lavoro e il suo potenziale adeguamento. Questa analisi fa parte, come abbiamo detto, integrante e determinante del processo di inserimento mirato, del processo di inclusione lavorativa con maggiore enfasi e con maggiore determinazione teorica e operativa. Ovviamente tutte queste soluzioni necessitano di risorse.

Quali sono attualmente le maggiori difficoltà per raggiungere, per fruire, per essere al massimo della propria produttività nel posto di lavoro? Quali sono le difficoltà? Inutile dimenticarselo: il trasporto e il raggiungimento del posto di lavoro, lo stesso parcheggio è una delle maggiori difficoltà. Ci sono persone neo assunte che incontrano questa come prima difficoltà, è l'accessibilità dello spazio costruito, è l'adeguamento della postazione di lavoro. Tutti elementi di ostacolo alla possibilità di essere posti allo stesso livello degli altri lavoratori e di dare il massimo delle proprie potenzialità.

Il trasporto è un problema diversificato chiaramente a seconda della tipologia della disabilità. Nella scala di priorità dell'organizzazione del trasporto pubblico porta a porta, le Regioni prestano il massimo della loro attenzione chiaramente, diremo, in presenza di risorse limitate, prestano la loro massima attenzione al trasporto scolastico, reso peraltro interattivo da alcune norme, e a quello per cure mediche proprio per una questione di salute in senso stretto come diceva Pietro prima. 

Il mancato supporto alla mobilità può scoraggiare, nemmeno far avvicinare al posto di lavoro la persona con disabilità.

L'accessibilità. Un'accessibilità limitata o impedita in un'azienda è il secondo elemento di ostacolo o comunque di difficoltà nel garantire l'inclusione lavorativa della persona. Vorrei ricordare che da ultimo il DM 236/1989 prevedeva l'obbligatorietà dell'accessibilità dei luoghi di lavoro sottoposti alla normativa sul collocamento obbligatorio pertanto non dovrebbero in linea teorica e pratica esserci aziende che debbono assumere persone con disabilità con difficoltà di accesso. Di fatto accade che arriva il lavoratore disabile e improvvisamente si scoprono dei limiti nell'accessibilità di cui mai ci si era accorti prima. Proprio la presenza fisica della persona con disabilità costringe a una riflessione anche nelle soluzioni migliori. 

Per rendere accessibile il luogo di lavoro sono necessarie: risorse economiche e, non dimentichiamolo, alla fine di questa relazione ci accorgeremo che ci sono due problemi uno di risorse e uno di competenze, di diffusione di queste competenze. Risorse economiche, dicevo, e di competenze. Non sempre l'azienda dispone di competenze tali da rendere efficace ed efficiente l'intervento di adeguamento, magari ce la mette tutta, magari ci butta su quattrini, ma non si avvale di una rete consolidata e convalidata di operatori di servizi che possono offrire una consulenza all'interno del processo di inserimento lavorativo tale da rendere accessibile e fruibile e godibile, per quanto possa essere godibile, un posto di lavoro.

La postazione di lavoro: arriviamo a elementi legati a un impatto tecnologico di un maggiore peso. La postazione di lavoro è l'assieme di tutti gli strumenti e delle soluzioni, dello spazio disponibile, di cui il lavoratore fruisce abitualmente per eseguire i compiti, le mansioni che gli sono affidati, che ha scelto, che svolge. Quindi sono i più svariati dalla sedia, al tavolo, alla provenienza della luce, al riscaldamento, alla tastiera, il monitor, il software e l'hardware che abitualmente utilizza o che potrebbe utilizzare, agli impianti di comunicazione, i telefoni interni, i citofoni, i sistemi di chiamata o di comando. Ognuno di questi può necessitare di adeguamenti che sono più o meno complessi, che hanno un maggiore o un minore elevato contenuto tecnologico, che sono più o meno disponibili nel mercato, che sono più o meno fruibili, che sono più o meno costosi, che sono più o meno personalizzabili o di comune reperibilità. L'obiettivo dell'adeguamento della postazione di lavoro, assieme agli altri adeguamenti, adeguamenti della rete di trasporti, della mobilità, adeguamenti dell'accessibilità, sono ancora più pressanti, ancora più pesanti, ancora più difficili talvolta da conseguire sono: rendere possibile il collocamento mirato effettivamente; rendere produttivo, proprio su quelle scale economiche a cui faceva riferimento Barbieri prima, rendere produttivo il lavoratore con disabilità, rendere confortevole la postazione di lavoro affinché non diventi causa a sua volta di disagio, causa a sua volta di, perché no, malattia e stress e così via. Anche per rendere possibile l'adeguamento della postazione di lavoro sono necessarie: ancora una volta risorse economiche più o meno elevate, competenze specifiche più o meno disponibili ed accessibili. Chi gestisce il collocamento mirato attualmente? Sono i servizi per l'impiego. Presso i servizi per l'impiego esiste questo tipo di professionalità? E' una domanda che ci poniamo e che ognuno di noi che abbia dei contatti regione per regione, zona per zona, si può dare delle risposte. Soprattutto, c'è coscienza, quando non ci sono queste competenze e c'è conoscenza di dove andarle a reperire? Ci sono i quattrini per pagare queste competenze? Che non sono certo oggetto di volontariato ma derivano da una professionalità acquisita e aggiornata.

Hanno in comune gli interventi sulla mobilità, sull'accessibilità, sull'adeguamento delle postazioni di lavoro, una necessità di risorse, di competenze. Hanno in comune uno scarso investimento in termini finanziari, di promozione della professionalità, sono professionalità che non sono promosse o riconosciute a cui obbligatoriamente in qualche modo si faccia riferimento per spendere bene le risorse che ci sono o per comprendere che queste risorse sono insufficienti. C'è una scarsa diffusione di quelle poche buone prassi che possono esservi localmente e che possono esserci state localmente ed è un aspetto che fa dire che la progettualità legata alla scuola di cui parlava Da Dalt prima, ha preso in considerazione questo elemento, cioè il fatto di diffondere delle buone prassi, di ricercare quello che c'è per metterlo in comune in termini di rete. Nel lavoro, nell'inserimento lavorativo tutto questo non c'è, con alcune difficoltà in più legate alle risorse. Vediamo come alcune Regioni arrivano gli ausili ai soggetti prevedono contributi per l'acquisto di ausili ad alto contenuto tecnologico e particolari. La regione Emilia Romagna ha fatto alcuni sforzi; la regione Lombardia aveva fatto alcuni sforzi, qualche regione aveva fatto degli sforzi per dare qualcosa in più e qualcosa di particolare che andasse al di là di quello strumento che era, che è il nomenclatore tariffario. La condizione e la prevalenza è legata all'uso personale, è per il perseguimento della propria autonomia all'interno dell'abitazione o all'esterno, ma sono destinati al singolo, destinati al privato. Quel genere di norme di solito non si attaglia all'ambiente lavorativo, non vigono gli stessi principi nel caso la fornitura sia richiesta da un'azienda, la consulenza sia richiesta da un'azienda financo l'agevolazione fiscale sia richiesta direttamente da un'azienda che acquista un prodotto per un proprio lavoratore. E questo è un problema non da poco.

Il Nomenclatore Tariffario non è riuscito nemmeno a gestire e a disciplinare quello che aveva previsto nel testo del decreto a favore delle persone con grave disabilità in casi particolari di ausili non contemplati né riconducibili. Lo sappiamo tutti, gli ausili dati a persone con disabilità gravissime quindi siamo arrivati a una soluzione a macchia di leopardo. Riconoscere il problema, ipotizzare una risposta, ma non arrivare alla concretezza, arriva alla concretezza qualche realtà creando un trattamento diseguale nel territorio. È quindi uno strumento che è lontanissimo da questi bisogni e da queste necessità. Serve ad altro, serve strettamente ad altro, per ora.

Le agevolazioni fiscali sui sussidi tecnici ed informatici e sugli ausili, come accennavo prima, non sono estensibili alle aziende, alle scuole, agli istituti, ai centri di riabilitazione che acquistino prodotti ad alto contenuto tecnologico o comunque ausili, comunque adattamenti necessari per l'inclusione di una persona concreta, reale, visibile.

Le risorse ancora. La Legge 68/1999 prevede contributi per l'adeguamento del posto di lavoro. Prevede per l'esattezza un rimborso forfetario - forfetario vuol dire a forfait, non vuol dire in proporzione, non vuol dire a copertura, non vuol dire a pie' di lista, significa forfetario, quello che ho ti do forfetariamente per coprire e copre tutto - per le spese necessarie alla trasformazione del posto di lavoro e per renderlo adeguato alle possibilità operative dei disabili inseriti a condizione che abbiano una percentuale di invalidità superiore al 50 per cento oltre all'apprestamento di tecnologie per il telelavoro o per la rimozione delle barriere architettoniche. Un campo molto ampio come un campo di intervento questo della copertura forfetaria del rimborso forfetario molto ampio.

Le condizioni sono previste dall'art. 13 della legge 68 che esiste una convenzione specifica fra datore di lavoro e azienda con un programma specifico di inserimento. Inoltre che ci siano disponibilità nel Fondo specifico.

Il Fondo nazionale è istituito presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, è alimentato ogni anno con stanziamenti specifici in finanziaria. Nel 2000 è stato finanziato con 60 miliardi di lire. Nel 2006 è stato finanziato con 30.987.414,00 di euro il che significa sempre 60 miliardi di lire. Il Fondo viene poi ripartito annualmente tra le Regioni.

Però a cosa serve questo Fondo? Serve alla fiscalizzazione degli oneri sociali, a pagare i contributi per i disabili totali assunti per otto anni, pagare i contributi per otto anni per i disabili totali assunti, oppure il 50 per cento degli altri. Quindi potete ben immaginare che la dimensione di copertura va in gran parte su quell'aspetto, sulla parte di sostegno contributivo alle aziende e non certo sull'ultima voce che è quella di adeguamento del rimborso forfetario.

Le regioni da parte loro possono istituire dei fondi regionali e possono alimentare questi fondi con le sanzioni erogate alle aziende che non hanno copertura dei posti riservati a persone con disabilità. Come potete immaginare la maggioranza delle regioni, essendo tutto l'impianto sanzionatorio abbastanza impantanato, non hanno certo questo introito che deriva da un mancato inserimento. Nella sostanza mancano totalmente fondi sufficienti per acquistare, mancano anche, e questa è una delle azioni possibili, linee guida per l'adeguamento delle postazioni di lavoro, manca la promozione di una professionalità diffusa e di rete proprio per gli interventi ad alto contenuto tecnologico. Quindi la sostanza è che non è sufficiente rimodellare, ripensare, dividere, suddividere per capitoli il fondo nazionale e i fondi regionali, ma è anche più che mai necessario pensare a linee guida in questa direzione e promuovere rete e professionalità al pari di quello che si sta facendo nella scuola, altrimenti si rischia di acquistare o non acquistare prodotti ad alto contenuto tecnologico, prodotti che servono, prodotti a basso contenuto tecnologico senza avere nessun indicatore, nessuna modalità di controllo dell'efficacia e dell'efficienza.

Ho concluso.

(Testo non rivisto dal relatore)

 

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