Seminario a tema
“Interventi e finanziamenti pubblici per gli ausili tecnologici: cosa sta cambiando?”

 

Luigi Mazza  - Ass.ti Politiche Sociali-Sanità RER

"Le strategie della Regione Emilia Romagna sul tema degli ausilito."


Sarò breve. 

L'esperienza della nostra regione può essere sintetizzata in 4 punti principali che sono stati enucleati anche negli interventi precedenti. 

In particolare il primo punto è la consapevolezza che parlando di ausili, non si parla più di ausili e protesi nel settore sanitario, ma si deve parlare di ausili e nuove tecnologie in tutti i settori del welfare e in tutti i principali ambiti di partecipazione alla vita sociale, quindi anche rispetto alla scuola, rispetto al lavoro, rispetto ai servi socio sanitari.

Un altro elemento importante è che non si deve più parlare soltanto di fornitura da parte della Pubblica Amministrazione, ma ci deve essere la consapevolezza che esiste un mercato privato e quindi una domanda e un'offerta che in un qualche modo il pubblico può sostenere, non soltanto dal punto di vista delle risorse ma anche delle competenze.

Un altro elemento importante, secondo me, di riflessione, è il fatto che non esiste soltanto il settore pubblico, non esiste soltanto il settore del privato o for profit, ma esiste anche tutta una serie di esperienze del privato sociale e quindi delle organizzazioni non profit. Il posto dove siamo oggi è testimonianza dell'importanza di questo ruolo, una fiera sulle nuove tecnologie organizzata appunto da un'organizzazione non profit. L'esperienza della nostra regione è proprio caratterizzata, si è potuta avvalere di una presenza molto ricca di soggetti qualificati che hanno dato un contributo sostanziale alle politiche regionali, quindi l'Ausilioteca, l'Asphi, ma anche tante altre, anche il CERPA e via discorrendo.

Il quarto punto, secondo me alla base di una visione di sistema, è la consapevolezza, come diceva Giacobini prima, che il problema degli ausili non è soltanto un problema di risorse, ma è un problema di competenze. Quindi le politiche regionali, nazionali, non debbono soltanto focalizzarsi sul sostegno economico all'acquisto, ma devono anche sviluppare servizi di informazione, formazione e consulenza e questo è u n po' quello abbiamo tentato di fare.

Il riferimento culturale principale a queste nostre politiche è la legge 104, quindi un sistema di diritti di cittadinanza in tutti i principali ambiti di partecipazione alla vita sociale, dalla salute, alla scuola, al lavoro, alla formazione; un altro riferimento molto importante è l'ICF che ci dice che i prodotti e le tecnologie influiscono sulla partecipazione e le attività, possono influire in maniera positiva, ma possono influire anche in maniera negativa quindi la tecnologia non è un qualcosa di positivo in sé, ma è un qualcosa che deve essere in un qualche modo governato. Quindi il tema degli ausili è collegato a quello che viene chiamata la prospettiva del progetto di vita, quindi l'obiettivo delle politiche regionali è quello di qualificare, mettere a sistema il ruolo degli ausili almeno nei principali ambiti del welfare regionale. La stessa FISH in una proposta di legge nazionale parla del progetto di vita come la risultate di quattro processi principali, in tutti e 4 questi processi principali il ruolo degli ausili è determinante. Nel progetto di riabilitazione, nel progetto assistenziale individuale, nel progetto educativo individuale e nel progetto del collocamento mirato. Quindi sicuramente gli interlocutori istituzionali rispetto al tema degli ausili sono più di uno, non solo più le aziende sanitarie. L'obiettivo della Regione è stato quello, in prospettiva, è quello di consolidare in tutti i vari sottosistemi il ruolo degli ausili. È importante per colmare il divario digitale, si diceva, sapendo che la propensione all'utilizzo delle nuove tecnologie dipende da una serie di variabili: l'età, il livello di istruzione, la condizione economica, la salute, credenze, opinioni, atteggiamenti…

Un altro elemento di riflessione importante e che ci porta alla consapevolezza che il problema degli ausili non è soltanto un problema di risorse, ma di servizi e di competenze, è il fatto che esiste sempre una minore distinzione tra quelli che sono i prodotti e i servizi, l'ausilio quindi non è tanto un prodotto, ma è un prodotto che contiene forti elementi di materialità. Quindi è un qualcosa di molto simile a un servizio per una serie di motivi ad es. l'utilizzo richiede competenze, nello stesso nomenclatore tariffario era previsto, era centrale anche se nella pratica è stato trascurato, il tema dell'addestramento, così come la produzione e il consumo sono due momenti sempre più vicini; così come l'ausilio nei servizi alla persona si deve inserire in un progetto che è un progetto, quindi un piano personalizzato, che comprende non soltanto l'ausilio, ma anche i servizi di assistenza, riabilitazione, educativi. Da qui la consapevolezza che bisogna passare da una logica di prodotto a una logica di servizio e quindi non si tratta più di fare fornitura o di interventi di sostegno economico, ma anche sviluppare servizi di informazione, documentazione, formazione e consulenza.
Un esempio concreto di come è possibile sviluppare politiche su questi due versanti in un sottosistema particolare, è quello che noi abbiamo chiamato nella nostra regione Il progetto "casa amica" che è un programma per l'adattamento dell'ambiente domestico, che abbiamo sviluppato come settore dei servizi sociosanitari e quindi nell'ambito principalmente della legge 328. L'obiettivo delle politiche per disabili, anziani non autosufficienti è la domiciliarità, quindi favorire la permanenza al domicilio delle persone anche in situazione di disabilità grave o non autosufficienti. Abbiamo declinato il tema degli ausili e delle nuove tecnologie sul tema dell'adattamento dell'ambiente domestico che si compone di vari elementi che sono dall'utilizzo della tecnologia informatica, quindi più avanzata, la domotica, ma anche sugli interventi tradizionali di abbattimento delle barriere architettoniche, così come piccoli accorgimenti per la sicurezza e la qualità dell'abitare, l'utilizzo di arredi ecc.

Non mi soffermo molto sugli interventi che abbiamo realizzato perché nell'area espositiva istituzionale ci sono vari materiali, sia nello stand della Regione che in quello dei centri regionali. Ripeto, sinteticamente, che il programma si articola in interventi di sostegno economico e servizi di consulenza. Gli interventi di sostegno economico vanno da una legge regionale che prevede contributi per l'acquisto di arredi o soluzioni tecnologiche, ma anche un'attività di informazione rispetto a quelle che sono le altre opportunità di sostegno economico, quindi le agevolazioni fiscali. Noi abbiamo fatto un accordo anche con l'Agenzia delle Entrate a livello regionale per promuovere una maggiore conoscenza di queste opportunità, in parte possono essere usati ausili del nomenclatore tariffario e il canale di finanziamento tradizionale per le barriere architettoniche è la legge 13.

Sul versante invece dei servizi abbiamo già da tempo in regione due centri regionali: il centro regionale ausili che è nata a Bologna dall'esperienza dell'Ausilioteca AIAS e il centro regionale di informazione sulle barriere architettoniche che nasce presso il Comune di Reggio Emilia e si avvale appunto della competenza ed esperienza del CERPA. Questi due centri hanno potuto attuare politiche di sistema quando sono stati collocati all'interno di una vera e propria rete istituzionale di servizi, cioè noi abbiamo promosso un programma finalizzato che ha portato alla costituzione presso ogni comune capoluogo di provincia di un centro per l'adattamento dell'ambiente domestico che sostanzialmente ospita un equipe multiprofessionale che offre vari servizi di informazione e consulenza e anche formazione. Sono centri di primo livello che per i casi più complessi utilizzano le competenze dei centri di secondo livello. Sono sostanzialmente luoghi a cui, chi deve risolvere un problema di fruibilità della propria abitazione, si può rivolgere e qui può avere informazioni sulle forme di sostegno economico, ma soprattutto consulenza tecnica su quelle che sono le soluzioni. Questa è soltanto una delle possibili reti che è possibile costruire nei vari sottosistemi del welfare e quindi delle politiche per il superamento dell'handicap. Io ne ho pensate altre, alcune delle quali stiamo provando proprio a costruire in questo periodo. Ad es. il centro regionale ausili si colloca all'interno di una serie di collaborazioni con le varie aziende, l'ammissione del centro regionale ausili di Bologna è supportare le aziende sanitarie con servizi di informazione e consulenza e formazione ai professionisti, quindi ai tecnici della riabilitazione, ai prescrittori che possono migliorare le proprie competenze nel sistema della protesica degli ausili sanitari.

Un altro esempio di reti ad es. è quello che nasce in regione da una collaborazione col Ministero, da quello che la regione sta facendo per promuovere l'accessibilità del WEB è stato per es. istituto presso la direzione generale organizzazione uno sportello che offre consulenza alla pubblica amministrazione sull'accessibilità del WEB, anche qui è una rete che richiama l'attenzione sull'importanza delle competenze e anche della consulenza.

Abbiamo un'altra rete che è quella dei centri di documentazione per l'integrazione che fa servizi analoghi, ad es. nel mondo della scuola la nostra legge sul diritto allo studio prevede la costruzione di centri di servizio e consulenza quindi questo è tutto un ambito ancora inesplorato. Noi abbiamo ad es. una grossa percentuale di utenza dei centri regionali, del centro ausili e anche del centro barriere che è rappresentata da insegnanti e questo appunto ci deve far riflettere su quali opportunità di collaborazione ci sono con il Ministero dell'Istruzione, con l'Ufficio Scolastico regionale anche per valorizzare tutti quei piccoli centri che molto spesso sono nati nelle scuole della nostra regione quando alcune persone particolarmente sensibili si sono poste il problema di come fosse possibile capitalizzare quegli ausili che magari venivano acquistati per un ragazzo disabile che poi, dopo che questo ragazzo ne aveva usufruito, dovevano essere mantenuti e resi disponibili per eventuali richieste. Così sono nati molti dei centri di documentazione presenti nelle scuole o negli enti locali della nostra regione. Questa può essere una strada per sviluppare un'ulteriore rete. 

Un'altra rete molto interessante potrebbe riguardare le politiche per il collocamento mirato, ci sono risorse economiche ma mancano competenze soprattutto al servizio di quei datori di lavoro che chiedono "va bene, io assumo questa persona con disabilità, ma chi è che mi può aiutare ad adattare il posto di lavoro, a risolvere questi problemi di accessibilità?" E le aziende chiedono dei servizi, dei servizi chiavi in mano, quindi non hanno tanta disponibilità proprio perché lavorano in una logica di mercato di potersi formare una competenza e quindi c'è tutto anche un mercato, mercato che potrebbe esser sviluppato da organizzazioni non profit, ma anche forse da professionisti che possono offrire questi servizi sul mercato.

Quello che si sta facendo sostanzialmente è un percorso ancora in atto, un percorso che ha trovato una sua realizzazione nel settore dei servizi sociosanitari con la rete dei CAAD, ma questo è soltanto uno dei settori di politica per l'handicap che possono essere sviluppati e quindi l'augurio è appunto quello di poter continuare a lavorare in tutti gli altri sottosistemi.

Grazie.

(Testo non rivisto dal relatore)

 

Ritorna a
Elenco Seminari 2006
Ritorna ad
Agenda del Seminario
Relatore
successivo