Laboratorio |
Pier Luigi Emiliani - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara" (IFAC) “Il "Design for All" nella SocietA' dell’Informazione” Buonasera. Cosa sono gli utenti? Gli utenti a questo punto, gli utenti dell'accessibilità non sono più le persone disabili, ma sono tutti i cittadini perché chiaramente tutti dovranno cambiare il loro modo di interagire e quindi in linea di principio ci possono essere vantaggi e problemi per tutti e quindi a questo punto gli utenti che si devono considerare quando si considerano i problemi di accessibilità, sono tutti i cittadini, disabili, non disabili, anziani, svantaggiati per es. minorità linguistiche, immigrati e così via. E questi cittadini dovranno interagire, perché quando si parla di ambiente non si parla di ambiente inteso come un ambiente chiuso, ambiente come può essere la strada, può essere la piazza, la città, può essere il treno, può essere qualsiasi cosa e quindi l'idea è che ognuno deve essere in grado di poter interagire con l'ambiente dovunque e in qualsiasi momento. Quindi si intravede la generalizzazione dell'idea del chi è l'utente dell'accessibilità e di dove dev'esserci accessibilità. Gli utenti sono tutti e l'accessibilità deve esserci dovunque in qualsiasi momento. Se io comincio a pensare a come si interagisce adesso normalmente quando si pensa a un terminale, a un calcolatore, quando si pensa a un mezzo di comunicazione di accesso all'informazione, adesso si dà per scontato che ci sia uno schermo da qualche parte, una tastiera o un sistema di puntatore in un modo o nell'altro. E in generale l'informazione è presentata su finestre sullo schermo e l'interazione attraverso la manipolazione diretta di oggetti sullo schermo. Ovviamente questo non è più possibile in un ambiente intelligente, non posso pensare che, siccome devo interagire con oggetti che stanno dovunque nell'ambiente, non posso pensare che un oggetto abbia uno schermo, abbia un puntatore e così via, e poi non voglio nemmeno averlo insomma. Voglio dire, se io voglio andare in cucina a cuocermi un uovo non voglio interagire con la cucina con uno schermo e con un puntatore, voglio avere qualche altro modo per poter fare una cosa del genere. Quindi, una volta che i calcolatori spariscono nell'ambiente si deve anche pensare che l'interazione dev'essere in maniera differente. Quindi questo pone dei nuovi problemi e il metodo classico che è stato sempre seguito per cui i sistemi erano progettati per gli utenti medi per cui c'era necessità di conoscenze informatiche, per cui c'era una certa necessità di adattamento, non tiene più chiaramente, non posso pensare, progettare gli utenti medi quando tutti dovranno interagire con queste cose, non posso pensare che il singolo cittadino o mia moglie per accedere alla cucina debba impararsi l'informatica e così via. E quindi ho bisogno di un nuovo approccio al problema, quindi non più la progettazione per gli utenti medi e poi la riprogettazione o l'adattamento per persone speciali, ma siccome tutto deve essere accessibile a tutti, ho bisogno ovviamente a questo punto di un diverso modo di affrontare i problemi. Quindi quello che si sta adesso introducendo è il concetto di "design for all" che in italiano viene tradotto come progettazione universale. La definizione è che nel futuro, nella società dell'informazione si deve progettare in modo tale che i prodotti e gli ambienti utilizzabili da tutti gli utenti, lo siano senza la necessità di adattamento o di un progetto specializzato per l'utente sempre. E questo è il concetto generale, ovviamente io personalmente non credo che sarà mai possibile che questo sia raggiunto al 100% però effettivamente se incominciamo a progettare per tutti io credo che possiamo risolvere i problemi di molti. Quindi la progettazione universale che cos'è? E' essenzialmente uno sforzo sistematico di applicare in modo proattivo principi, metodi e strumenti per sviluppare prodotti che siano accessibili e usabili da tutti senza che ci sia la necessità di adattamenti a posteriori. Non è un concetto nuovo quello di progettazione universale che è stato utilizzato da decine di anni ma essenzialmente nell'architettura, nell'ingegneria industriale e così via. C'è una certa differenza però perché mentre si può pensare che in certi settori ormai si abbiano conoscenze sufficienti per sapere che cosa vuol dire progettare per tutti. Per es. in architettura diventa un problema essenzialmente di farlo, nel campo dell'ICT questo ancora non si sa fare perché voi capite bene che mentre io posso progettare un edificio e fare in modo tale che tutti ci possano circolare dentro, sia che siano in carrozzina o siano in grado di camminare e così via, cioè posso costruire qualcosa che tutti possono utilizzare, una sola cosa che tutti possono utilizzare,è abbastanza impensabile che io possa costruire per es. una sola interfaccia di un calcolatore che tutti siano in grado di utilizzare perché avrei bisogno di una complessità e anche di un costo talmente grosso che chiaramente questo non è disponibile. Allora il concetto di design for all nel caso dell'ICT dev'essere rovesciato, cioè non si tratta di costruire una cosa che va bene per tutti, ma si tratta di costruire, siccome lì abbiamo intelligenza, qualcosa che invece è capace di autoadattarsi alla necessità di ognuno. Quindi in realtà design for all vuol dire, il concetto di design for all viene rovesciato nel dire che i sistemi intelligenti nella società dell'informazione devono essere progettati in modo da autoadattarsi alle necessità di tutti. Quello che noi si utilizza in generale in tutta una serie di soluzioni che sono già state sperimentate, il concetto di design for all anche nell'ICT è un concetto che ormai incomincia a essere dibattuto e utilizzato da una decina d'anni e ci sono state già tutta una serie di progetti sia di ricerca, ma anche industriali che hanno fatto vedere che effettivamente in certi casi questo approccio è possibile, e si è basato essenzialmente sui concetti di adattabilità e adattività cioè sulla costruzione di sistemi che fossero in grado di adattarsi in partenza all'utente che conoscono e poi di seguitare ad adattarsi in tempo reale in funzione di come l'utente usa il sistema. Noi per es. abbiamo fatto un progetto nell'ambito della Comunità Europea in cui si è fatto vedere come questo concetto era usabile nel caso dell'interazione non per l'ambiente intelligente, ma in un'applicazione scalata per es. per l'accesso a internet. Abbiamo fatto vedere come invece di dare differenti browser a differenti persone adattati e scritti alla volta, era possibile generalizzare il problema descrivendo non l'interfaccia ma descrivendo l'interazione che quella persona poteva avere con un linguaggio astratto e poi il sistema informatico produceva da sé il browser adattato per una certa quantità di utenti. Quindi l'adattamento ovviamente c'era, ma non era un adattamento a posteriori, era il sistema che si proponeva all'utente in maniera differente a seconda degli utenti. Quindi le conclusioni sono che la società dell'informazione sta creando un nuovo ambiente, questo ambiente può apparire troppo complesso per poter utilizzare il concetto di utente medio nel suo progetto. E' necessario a questo punto partire da un approccio al progetto che prende dall'inizio incontro le necessità di tutti e cerca di creare dei sistemi che sono accessibili a tutti. Quello di cui ci si deve render conto nel calcolo dell'ICT è che il problema non è un problema di buona volontà ma esistono ancora problematiche di difficile sviluppo, da risolvere per riuscire effettivamente a creare. Ovviamente se questa è la soluzione, se questa è la direzione che se soluzioni di questo genere vengano trovate è abbastanza chiaro che i l problema dell'inserimento lavorativo, quindi dell'adattamento del posto di lavoro, cioè non l'inserimento in generale perché è molto più complesso, ma l'adattamento del posto di lavoro, in linea di principio potrà essere semplificato perché non ci sarà più un posto di lavoro adattato, ma l'ambiente di lavoro sarà uno degli ambienti intelligenti che sono stati progettati in modo tale da essere accessibili a tutti e quindi anche dalle persone disabili e con questo sperabilmente semplificando la vita di chi cerca di integrare le persone nel mondo del lavoro. Cerchiamo di essere ottimisti, non credo che questo succeda domani, però sicuramente anche dal punto di vista concettuale mi sembra che questo sia un grosso salto di qualità. L'idea di non considerare più una persona disabile come un diverso ma come uno dei tanti clienti che si devono far servire, mi sembra che questo sia un notevole passo in avanti. Vi ringrazio per la vostra attenzione, spero che la cosa possa essere stata di vostro interesse e ho finito. Grazie |