HANDImatica 2006 - Presentazione Spazio Libero
"La comunicazione aumentativa e alternativa: oltre il muro del silenzio"

Istituto Comprensivo "Ezio Giacich"

Sabato, 02 Dicembre
Sala GIALLA, ore 12.00 – 12.30 


Sommario

Negli ultimi anni sempre più attenzione viene posta alle potenzialità, ai bisogni di autonomia e di comunicazione di un bambino con disabilità motoria anche grave; lo sviluppo dell'informatica ha infatti reso disponibili ausili che permettono lo svolgimento di funzioni complesse, riducendo e semplificando l'atto motorio richiesto.
Viene qui presentata la storia di Denis, otto anni, affetto da una malattia genetica rara e grave che compromette in modo severo la mobilità globale. Grazie all'utilizzo di particolari software, che prevedono l'uso a scansione di una tastiera virtuale, Denis ha potuto per la prima volta comunicare con gli altri.

1.  Introduzione

La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (C.A.A.) è nata, come specifico settore di studio, in Nord America nel 1983 con la creazione della International Society of Augmentative and Alternative Communication (I.S.A.A.C.) e si è poi sviluppata anche nel Nord Europa, diffondendosi in Italia con un certo ritardo. Solo nell'ultimo decennio questo argomento ha iniziato a suscitare un vero interesse presso gli ambienti riabilitativi e scolastici del nostro Paese. [Sarti, 2002]

In particolare negli ultimi anni è stata posta sempre più attenzione alle potenzialità, ai bisogni di autonomia e di comunicazione di un bambino con disabilità motoria, anche grave; lo sviluppo dell'informatica ha infatti reso disponibile ausili che permettono lo svolgimento di funzioni complesse, riducendo e semplificando l'atto motorio richiesto.

2.   Il bambino privo di parola

Cosa significa per un bambino non poter parlare? Spesso non poter parlare equivale a non riuscire a comunicare, non perché manchi la capacità di pensiero o il desiderio di esprimersi, ma perché una specifica disabilità, motoria, neurologica., non permette l'espressione di questi pensieri, costringendo il bambino a vivere "locked in", cioè "chiuso dentro", questo porta ad atteggiamenti di passività e dipendenza tali da impedire a volte gli apprendimenti e causa  disturbi emotivi anche importanti. [Scascighini et  al, 1997]

3.  La Comunicazione Aumentativa e Alternativa

La C.A.A. è un approccio alla comunicazione che intende stimolare e potenziare la comunicazione, fornendo strumenti che, quando possibile,  servono solo ad aumentare le capacità naturali del soggetto, mentre quando la patologia è particolarmente severa offrono una possibilità comunicativa alternativa.

Bisogna tener presente che la necessità principale di chi è impossibilitato a parlare non è tanto quella di poter esprimere i propri bisogni primari - in generale, infatti, questi sono i primi ad essere compresi dagli altri e a ricevere una risposta, che spesso precede perfino la domanda - quanto quella di poter esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Questa situazione fa sì, poi, che chi ha a che fare con queste persone dia per scontato che non siano in grado di comunicare se non bisogni primari, finendo per attribuire una valenza di deficit cognitivo a quello che è solamente un impedimento motorio. L'esperienza che presentiamo ha quindi anche lo scopo di proporre un atteggiamento diverso e culturalmente aperto nei confronti delle problematiche relative alla riabilitazione e all'integrazione.

A scuola il bambino disabile ha bisogno, come qualsiasi altro bambino, di essere capito ed ascoltato. Grazie all'aumentato utilizzo di ausili tecnologici ciò è diventato possibile, permettendo inoltre al bambino disabile di condurre esperienze di gioco e di apprendimento fin dalla scuola dell'infanzia.

Insegnanti, riabilitatori e familiari sono chiamati a operare in stretto collegamento, con un approccio che parte dalla conoscenza approfondita di ogni singola situazione e delle risorse esistenti, per formulare un progetto globale di intervento che tenga conto sì della specifica disabilità, ma anche delle potenzialità residue da incrementare e valorizzare al massimo.

Per scegliere quali ausili usare in una determinata situazione non è sufficiente conoscere la diagnosi del soggetto disabile, spesso infatti bambini affetti dalla stessa patologia beneficiano di strumenti diversi. È opportuno, quindi, procedere ad un'attenta valutazione di ogni caso, in modo da elaborare un progetto personalizzato.

Fondamentale, comunque, in ogni circostanza è la corretta progettazione della postazione di lavoro, che è strettamente legata al problema della postura, ai movimenti volontari e involontari del soggetto, agli eventuali aspetti di carenza visiva o percettiva, ecc. La postazione deve essere realizzata secondo criteri ergonomici, in modo che l'ausilio possa essere utilizzato in situazione ottimale e in condizione di minor affaticamento possibile. Vanno quindi considerate anche l'altezza e l'inclinazione del piano di appoggio dell'ausilio, le distanze e le angolazioni fra persona e strumento.

Per quanto riguarda l'ausilio va tenuto presente che non è importante solo la scelta del computer, ma anche l'accesso personalizzato a questo (ad es. tramite sensori esterni o tastiere speciali) e i software adatti. L'attenzione, quindi, va posta non ai singoli componenti ma al sistema. [Bitelli, 2000]

4.  La storia di Denis

Quella che vi presentiamo è la storia di Denis, otto anni, affetto da una malattia genetica rara e grave: l'amiotrofia spinale muscolare tipo Werdnig Hoffmann (SMA I tipo), che compromette in modo severo la mobilità globale fino alla limitazione delle funzioni di base. Ciò ha reso necessario, fin dai primi mesi di vita, il supporto ventilatorio meccanico per la respirazione e la nutrizione tramite PEG.

Denis non può parlare, riesce solo ad emettere dei suoni che esprimono contentezza o richiesta generale di attenzione. Gli unici residui di movimenti sono quelli oculari e, con un certo sforzo, quello dell'indice delle due mani.

Durante gli anni della scuola dell'infanzia erano soprattutto i suoi compagni che, a piccoli gruppi, si recavano periodicamente a casa sua per svolgervi alcune attività, successivamente sono aumentati i periodi che Denis trascorreva a scuola, con gli adattamenti del caso (orari, spazi, situazioni-stimolo di apprendimento).

L'obiettivo principale era quello di rompere l'isolamento forzato di Denis, mettendolo nelle condizioni di accogliere stimoli dall'esterno che arricchissero la sua esperienza e lo mettessero in grado di acquisire routine temporali, concetti e rappresentazioni simboliche.

Un costante lavoro svolto con competenza da genitori, infermieri, terapisti, educatori ed insegnanti ha permesso a Denis di procedere negli apprendimenti. Ma per molti anni i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi bisogni, la sua elaborazione di un'immagine interiore della realtà, tutto ciò che ha a che fare con l'io e con la relazione io-mondo potevano solo essere ipotizzati, ma difficilmente dimostrabili.

È con l'inserimento nella scuola primaria e con l'aumentata frequenza scolastica, resi possibili grazie all'impegno dell'ASS territoriale, che si è riusciti ad  individuare degli ausili efficaci per rendere accessibile la comunicazione e favorire l'apprendimento di concetti formali.

Il vero e proprio salto di qualità nel percorso è avvenuto con l'utilizzo di alcuni software ad accesso facilitato, con  tastiera virtuale, interfaccia a scansione, sintesi vocale per lo spelling fonetico e la lettura delle parole digitate, azionabili anche tramite sensori esterni. È proprio lavorando con questi software che ci si è resi conto che Denis aveva di fatto imparato a leggere e a scrivere senza alcun insegnamento formale.

5.  Oltre il muro del silenzio

È opportuno, a questo punto, fornire una descrizione più dettagliata, documentata anche tramite videoregistrazione, del percorso che ha portato Denis a "rompere" il muro del silenzio.

Per alcuni mesi Denis ha iniziato l'attività scolastica esercitando la motricità fine residua (movimento del dito indice), l'attenzione visiva e uditiva e il coordinamento oculo-manuale tramite l'uso dei software  Color Card Interactive, Blob 1 e 2, Il Mio Mondo 2 dell'Anastasis.

Poi si è passati all'utilizzo dei software C.A.R.L.O. II dell'Anastasis, Parole Scandite dell'Auxilia, e Clicker 4 della Crick, che prevedono l'uso a scansione di una tastiera virtuale semplificata e la possibilità di ascoltare quanto digitato.

Con questi programmi Denis in breve tempo è riuscito a:

  • Scrivere autonomamente parole e brevi frasi

  • Rispondere a domande scritte e orali

  • Completare parole o frasi

  • Comprendere gli stessi testi proposti alla classe di appartenenza,   scegliendo la risposta tra tre o più possibilità

  • Riordinare sequenze

  • Eseguire operazioni aritmetiche

  • Risolvere semplici problemi matematici

Ma l'opportunità maggiore offerta da questi programmi è data dalla possibilità per Denis di esprimere emozioni, stati d'animo, desideri, necessità.

Denis si è mostrato molto soddisfatto di lavorare in modo autonomo e di poter finalmente utilizzare un codice comprensibile agli altri.

Oggi Denis segue completamente il lavoro della classe, grazie anche all'allestimento di un'aula fornita di più computer in rete, con programmi di condivisione per permettere a Denis di conoscere il lavoro dei compagni e ai compagni di conoscere il lavoro di Denis.

I risultati descritti sono stati raggiunti grazie al concorso di diverse circostanze, che possono essere così sintetizzate:

  • Costante e attenta presenza dei genitori, che sono stati vicini al figlio non solo con infinito affetto, ma anche con la forza della convinzione che un giorno avrebbero abbattuto il muro del silenzio.

  • Impegno da parte dell'ASS territoriale per offrire a Denis tutti i supporti necessari alla sua situazione e per trovare soluzioni, spesso molto complesse e costose, per permettergli di frequentare la scuola accompagnato da Cristina,  infermiera  con particolari competenze professionali e soprattutto relazionali. La sua costante presenza, la sua disponibilità, il suo profondo interesse, il suo impegno a collaborare con gli insegnanti, hanno permesso di velocizzare e mantenere nel tempo i progressi comunicativi di Denis. Cristina inoltre è stata preziosa nel fare da "ponte" tra scuola, famiglia e servizi, permettendo di ottenere uniformità e continuità in tutti i momenti della vita di Denis.

  • Esperienze positive fin dagli anni della scuola dell'infanzia (situazioni-stimolo enfatizzate, routine scolastiche, processi di simbolizzazione, ecc.)

  • Impegno della famiglia per sostenere una regolare frequenza scolastica

  • Qualità delle relazioni educative  da parte dei genitori, del personale infermieristico ed educativo, dei diversi terapisti della riabilitazione che lo seguono costantemente e degli insegnanti, che insieme hanno ricercato continuamente soluzioni più adeguate a stimolare e consolidare gli apprendimenti del bambino

  • Individuazione ed utilizzo costante e regolare degli ausili informatici per la comunicazione alternativa

  • E per finire, questi risultati sono stati possibili soprattutto grazie a Denis che si è impegnato con tenacia e caparbietà per gridare a tutti la sua voglia di comunicare.

Riferimenti bibliografici

Bitelli C. (2000), Le nuove tecnologie per i disabili motori, in: Costa A (a cura di) Cliccando Cliccando: tecnologie Multimediali per l'handicap, Provveditorato agli studi di Bologna - Rolo Banca, Bologna

Sabbadini M., (2002), La valutazione neuropsicologica del bambino con grave disabilità neuromotoria e verbale, in: Vicari S., Caselli M.C. (a cura di), I disturbi dello sviluppo, (2002), Il Mulino, Bologna

Sarti P., (2002), Le prime facilitazioni al bambino con difficoltà di comunicazione, Auxilia, Modena

Scascighini G. a cura di (1997), La Comunicazione Alternativa e Aumentativa. Esperienze in regioni di lingua italiana, Edition SZH/SPC, Lucerna


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