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Simonetta Randi - Italia Lavoro "L'ICF nell'ambito dell'integrazione lavorativa delle persone disabili." Italia Lavoro come Agenzia Tecnica del Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale si occupa di progetti che riguaradono la disabilità e l'inclusione sociale. Tra le diverse attività Italia Lavoro ha realizzato il Progetto "ICF e Politiche del Lavoro",con il quale ha diffuso la filosofia e l'utilizzo della nuova classificazione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Quando si è cominciato a discutere sull'applicazione dell'ICF sono emerse alcune questioni sostanziali legate a:
Il soggetto intestatario del Progetto è stata Italia Lavoro nel quadro di partnership allargata. E' chiaro che Italia Lavoro rispetto alle modalità operative si è raccordata con le Regioni e con le Province, quali soggetti competenti delle politiche del lavoro. Il progetto ha coinvolto tutte le Regioni italiane e ha avuto una durata di due anni. Il DIN è stata la parte che possedeva tutte le competenze tecnico scientifiche e che ci ha supportato lungo tutto il percorso. La partnership allargata si è articolata in coordinamento nazionale, partnership territoriale, partnership funzionale-transitoria. Il coordinamento nazionale ha visto la partecipazione di 11 attori (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Italia Lavoro, Ministero della Salute, Ministero dell'Istruzione, DIN (Disability Italian Network, Coordinamento delle Regioni, UPI, ANCI, Istituto di Medicina Sociale, FISH, FAND).
La partnership territoriale operativa è quella che ha caratterizzato le 4 aree di sperimentazione e ha coinvolto Provincia,Italia Lavoro e ASL. La partnership funzionale /Transitoria è quella legata all'attività formativa e ha coinvolto per l'attuazione e valutazione dei corsi una combinazione differenziata di livelli istituzionali (Regioni e Province) e competenze (Salute, lavoro, formazione e assistenza). Nell'ambito della politica attiva del lavoro l'ICF ha individuato - secondo un Modello Orizzontale - la filiera organizzativa territoriale dell'inserimento lavorativo che è composta dalle strutture pubbliche e private che intervengono dalla fase di accertamento della disabilità fino all'accesso e al mantenimento del disabile nel mondo del lavoro che sono: Commissioni mediche integrate delle ASL, Centri per l'Impiego, Comitati Tecnici, ASL con i propri SIL (Servizi di Integrazione Lavorativa), Agenzie Private, Coopertaive Sociali, Enti formativi e Associazioni. Inoltre, l'ICF ha individuato - secondo un Modello Verticale - le diverse categorie di operatori dell'inserimento lavorativo quali: medici legali, medici del lavoro, funzionari dei servizi, responsabili delle risorse umane delle aziende, assistenti sociali, educatori, formatori ecc. Per poter applicare l'ICF è necessario che gli SPI (Servizi Provinciali per l'Impiego) abbiano un servizio di qualità, perché solo in questo modo è possibile valutare gli apporti della nuova classificazione. Inoltre si è tenuto conto anche della diversa composizione della stessa filiera territoriale di servizi pubblici e privati che collaborano all'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Questo aspetto è stato considerato soprattutto per l'individuazione dei territori di sperimentazione nelle diverse aree del nord, centro e sud. Altro aspetto sostanziale riguarda la composizione della filiera organizzativa territoriale dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità che deve possedere carattere di multisciplinarietà. Nell'ambito del Progetto "ICF e Politiche del Lavoro" ci sono stati almeno due ambiti problematici. Il primo collegato alle competenze istituzionali in gioco (lavoristiche, sanitarie, assistenziali e formative), il secondo legato ai diversi profili coinvolti (medici sanitari, psicologi, sociologi, assistenti sociali, formatori, funzionari amministrativi ecc.). Nel Progetto ICF il problema legato alla composizione della filiera è stato risolto con l'apporto dei responsabili politici a livello provinciale e regionale. Altro aspetto di criticità che non ha favorito il Progetto ICF è quello relativo alla normativa di riferimento perché non contempla la possibilità al ricorso dell'ICF. La Legge 68 infatti prevede la definizione di criteri rinvianti ad uno specifico DPCM che fissa criteri accertamento e valutazione al fine dell'inserimento lavorativo dei disabili. La estraneità dell'ICF alla normativa ha comportato per gli operatori coinvolti nelle sperimentazioni territoriali un carico di lavoro ulteriore. Altro tipo di implicazione riguarda proprio l'ICF come specifico sistema classificatorio. La struttura dell'ICF come sistema completo in termini di principi generali, categorie interpretative non è di così facile lettura. Per acquisirlo sono necessari notevoli approfondimenti che partono dall'approccio culturale. L'ICF misura, descrive, classifica ma non valuta il disabile; coglie le condizioni di salute della persona cioè le compromissioni della medesima e il suo funzionamento; non riguarda solo le persone con patologie gravi, ma riguarda qualsiasi tipo di persona che si trovi in qualunque condizione di salute,dove vi sia però la necessità di descrivere il suo stato del livello corporeo, personale e sociale. E' una rivoluzione della concettualizzazione della disabilità che tiene conto per la prima volta di fattori contestuali e ambientali. Inoltre la validazione della comunità scientifica internazionale in sede OMS e della comunità politica internazionale, con i sui 191 paesi recepenti rafforza le potenzialità sia di approccio istituzionale sia di interazione informativa del sistema. Altro aspetto dell'ICF è quello di aver introdotto l'assistenza tecnico-scientifica del DIN (Disability Italian Network) come associazione specializzata dell'ICF. E' da considerare che il Progetto "ICF e politiche del Lavoro" è stata la prima esperienza applicativa dell'ICF nell'ambito lavoristico, così come si è riscontrato alla iniziale perlustrazione effettuata interpellando l'OMS: Tale condizione ha privato il progetto dell'arricchimento di approcci comparativi. Italia Lavoro nell'ambito del progetto ha elaborato una check list dedicata all'inserimento lavorativo. La classificazione è tutta rappresentata in questo libro che contiene complessivamente più di 1500 codici divisi in 4 domini: funzioni corporee e strutture corporee che sono prettamente di area medica, attività e partecipazione e fattori ambientali. Ciascun dominio è declinato in diversi capitoli che hanno in essere i codici esplicitati in livelli di approfondimento differenti. La check è invece un'estrazione dei codici maggiormente significati della classificazione. Si è partiti da una chek definita dal DIN e si è proceduto, in sede nazionale da un Comitato Tecnico-scientifico rappresentato dai maggiori rappresentatati dell'ambito della disabilità all'elaborazione di una chek list dedicata e specifica per l'inserimento lavorativo. Questa check è stata utilizzata nell'ambito delle 4 realtà di sperimentazione (Torino, Cuneo, Teramo e Taranto). L'attività progettuale, ha previsto il trasferimento dell'ICF nelle prassi di politica di Inserimento lavorativo con le seguenti modalità:
Il percorso di acquisizione ha comportato una necessità preliminare di elaborazione di un modulo formativo con sequenza operativa articolata (corso base, avanzato, FAD). La sperimentazione nei territori ha comportato un doppio sviluppo operativo:
I risultati qualitativi raggiunti sono stati di due tipi: relativamente ai soggetti partecipanti ed ai prodotti per il trasferimento . Soggetti partecipanti:
Tra prodotti per il trasferimento dell'ICF:
Gli sviluppi dell'ICF possono essere indicati in ambiti:
Sviluppi adiacenti ossia all'interno del percorso progettuale sono stati effettuati alcuni approfondimenti collaterali significativi:
Sviluppi interni all'ILD possono essere specificati in:
SINTESI Il progetto ICF e politiche del lavoro ha centrato, e per molti versi superato, gli obiettivi che si era prefissato, producendo strumenti utili per la diffusione dell'ICF nell'ILD e avviando un processo di attenzione che produrrà risultati. Questo è attualmente testimoniato dalla molteplice richiesta di intervento che già perviene ad Italia Lavoro [2]. E' chiaro che il processo sarebbe facilitato dal sostegno legislativo alla diffusione dell'ICF soprattutto nell'ambito dell'inclusione sociale e lavorativa, oggi fattibile e possibile anche in base ai risultati della sperimentazione [3]. Grazie a tutti per l'attenzione. NOTE: |