Seminario a tema
“La domotica e le tecnologie per l'abitare nel progetto di autonomia della persona: strumenti, percorsi, esperienze”

 

Giovanni Del Zanna - HBgroup

"Esperienze di domotica in progetti architettonici rivolti all'utenza ampliata."


Questo mio intervento, tra l'altro, sarà un po' mirato proprio sul perché un architetto si occupa di domotica e su alcuni aspetti proprio concreti. Noi di HBgroup siamo uno studio di Milano, ci occupiamo di progettazione per l'utenza ampliata, di soluzioni che vadano bene per il maggior numero di persone, dal design all'architettura, agli spazi urbani. 

Il tema della domotica è entrato in particolare con un progetto che abbiamo iniziato a sviluppare, il "Progetto Abrì", che è stato sviluppato dal 1999 al 2001, ed era una novità - a quei tempi - inserire all'interno della casa la "domotica" per garantire l'accessibilità. 

Da allora c'è stato uno sviluppo sempre maggiore su due versanti, quello, degli alloggi sperimentali, alloggi laboratorio, palestre, per provare la nuova tecnologia, e quello degli alloggi privati, di cui ultimamente iniziano ad esserci parecchie richieste da parte di persone con disabilità che, cercando una casa accessibile e non trovandone molte disponibili sul mercato, comprano case in costruzione.

In queste situazioni la richiesta è abbastanza tipica "Architetto ho bisogno di ristrutturare la casa, il bagno ecc., però la domotica… potremmo fare qualcosa?"

Svolgo quindi il mio intervento su tre punti: due sono molto brevi ma per ribadire alcuni concetti, poi parlerò di un esempio e quindi del progetto domotico. 

Mi è stato affidato questo titolo "la Domotica nella progettazione architettonica" è un tema su cui sto lavorando anche in collaborazione con il Politecnico di Milano, seguendo alcune tesi anche per capire come si progetta la domotica, capire che cos'è.

C'è sempre un po' questa idea di domotica come oggetto dagli effetti speciali e invece poi bisogna scendere nella concretezza e anche capire chi sono gli attori, come si fa, come si pensa. 

Analisi dei bisogni: ribadisco delle cose forse banali che voi sapete, però è fondamentale, cioè bisogna partire dalla persona, dall'uomo, dai suoi bisogni, capire abilità e disabilità della persona e quindi quali possibili autonomie. 

Questo è il presupposto per far sì che la domotica non sia l'applicazione di tecnologie che sono disponibili, cioè chi le propone dice "abbiamo il telecomando vocale che apre la finestra". Benissimo, ormai abbiamo delle cose che fanno tutto, il discorso è "cosa mi serve?" 

In un alloggio dimostrativo un po' di tutto, ma per una specifica persona può essere una soluzione può essere utile o del tutto inutile.

Per es. abbiamo fatto un alloggio per un ragazzo tetraplegico con la domotica, ma non abbiamo messo le porte automatiche, lui non aveva bisogno che le porte si muovessero con le movimentazioni per cui la domotica ha implementato invece funzioni di sicurezza ed altri aspetti. 

Considerare le caratteristiche dell'utenza, quelle che noi chiamiamo, come progettisti, di "Caratteristiche di Standard ampliato", cioè l'effettiva esigenza di persona in relazione all'ambiente e individuare le funzioni domotiche che ha senso inserire nel progetto. 

Non è detto che tutte le case domotiche siano uguali, come non tutti i vestiti sono uguali, non tutte le automobili, non tutti gli ausili. 

Dobbiamo anche un po' sfatare questa idea che la domotica trasformi la casa un po' in un computer, sicuramente la domotica di fondo ha questo passaggio che stiamo assistendo e che, volenti o nolenti, dovremmo subire, un po' come il computer è entrato nel mondo del lavoro, nell'ufficio, con la domotica noi abbiamo l'informatica che entra all'interno della casa. 

Questo però non vuol dire che c'è un computer che comanda tutto, anzi in questo la tecnologia è anche un po' più sviluppata, ci sono componenti che hanno dell'elettronica, che sono distribuiti all'interno della casa, che comandano le varie funzioni, quindi uno recepisce l'input da telecomando per aprire una finestra, un altro dispositivo distribuito nella casa dà il comando alla finestra dove c'è il motore che la fa aprire. 

La possibilità invece di avere un computer permette di avere funzioni ulteriori, poi ne parleremo. 

Vorrei sottolineare proprio in questo contesto l'importanza della multidisciplinarietà su queste cose. C'è bisogno che l'architetto, l'esperto di tecnologia, il terapista piuttosto che il fisiatra inizino a incontrarsi per iniziare a individuare quali possono essere le esigenze e come la tecnologia può risolverle.


Il ruolo dell'architetto. Quando ho iniziato a occuparmi di questa cosa a un certo punto mi sono posto questa domanda, ma perché dev'essere un architetto? Ho scoperto che per certi versi è un bene.

Perché il mondo della tecnologia, di chi produce la tecnologia, è un mondo che fa molta difficoltà a rivolgersi, anche a rapportarsi, con l'utente. Voi pensate come la tecnologia si propone sempre con una comunicazione di carattere tecnologico, il telefonino che trasmette a quella velocità che ha un display con quella risoluzione, non c'è mai un discorso sulla facilità d'uso, su come sono organizzati i menù, su come si riesce a interagire. 

Il mondo della tecnologia viaggia su un suo binario fino a proporre la domotica come un qualcosa di fantasmagorico che molte volte l'utente si domanda "ma a me cosa serve questa cosa qui?" quindi l'architetto invece ha un questo ruolo di ponte tra l'utente, anche per far capire all'utente cosa può fare per far capire per es. a chi dice che la domotica serve per i disabili, che il disabile non è solo quello del "simbolino internazionale" ma ci possono essere esigenze e caratteristiche molte diverse. 

Altro ruolo è un quello (e questo lo stiamo vivendo anche attualmente sul cantiere) , di chi ha la regia della domotica che, è anche una cosa nuova, è un po' complessa; perché l'installatore, l'elettricista o il muratore dicono "ma perché io devo mettere un'elettrovalvola? Com'è la finestra motorizzata?" Si spaventano, no? E i "system integrator" che dovrebbero essere quelli che integrano invece hanno spesso una visione riduttiva, cioè loro programmano i componenti e poi cosa passa tra il componente e la porta che si deve aprire non è affar loro. 

E invece le problematiche di realizzazione, ma anche di qualità, di durata nel tempo sono spesso in questi aspetti, per es. il punto critico della domotica non è l'informatica che fa passare i comandi, è il motore della porta che si inceppa. Cioè la tecnologia è evoluta sul versante della rete dati che trasmette l'informazione, invece è ancora un po' artigianale sul versante dei dispostivi, degli attuaotori.

Esempio che faccio ma molto chiarificatore, pensate di prendere un'automobile che non ha l'alzacristalli elettrico, montargli su un motorino, mettere dei tasti di comando : quanti giorni durerà una cosa del genere rispetto a un motorino che è integrato nella produzione che esce? 

Stanno iniziando a uscire, adesso installeremo un portoncino blindato che viene venduto a pacchetto, già motorizzato quindi con serratura e motore e questo dà delle garanzie anche di affidabilità perché vuol dire che c'è un produttore che ha montato questi componenti sul suo serramento, l'ha provato, ne ha venduto uno, due o tre, avrà avuto dei problemi, li ha migliorati e quindi non devo fare un lavoro artigianale di sommare gli aspetti, di mettere insieme le tecnologie, ma compro un componente che è già "domotico" se lo vogliamo chiamare così. 

L'altro aspetto che, anche questo proprio architettonico, è di far sì che questo aumento di oggetti, di elementi tecnologici all'interno della casa in un certo senso siano armonizzati per non arrivare a fare delle abitazioni che siano delle "centrali nucleari" piene di oggetti, perché la domotica comunque è vero che semplifica l'impiantistica, per certi versi, ma aggiunge molte funzioni per cui poi c'è il rilevatore di presenza, c'è il termostato, c'è la telecamera, quindi ci sono tante cose che vanno un po' organizzate all'interno dello spazio. 

Quindi, il ruolo dell'architetto è di fare un po' da tramite tra il mondo della tecnologia e l'utente nelle due direzioni e questa problematica su cui dobbiamo un po' riflettere del fatto che la tecnologia oggi offre più soluzioni di quelle di cui abbiamo bisogno. 

Una volta potevamo dire "mi sarebbe piaciuto poter aprire la tapparella dicendo apriti", oggi questo è possibile oppure magari ci viene proposto di accendere il forno col telefonino, ma la domanda diventa che cosa me ne faccio di accendere il forno con il telefonino. Vengo un attimo un po' di metodologia perché questo è il frutto un po' dell'esperienza che stiamo facendo in questi anni cercando proprio di mettere a punto anche gli strumenti e le varie fasi di sviluppo di un progetto domotico. C'è una parte iniziale di brief del progetto e di schemi di impostazione generale, c'è un discorso di scegliere le interfacce, di capire come si interfacciano le possibilità di collegare nella domotica diversi elementi, sono molte, il discorso è proprio di ragionarci, di capire cosa può fare che cosa. 

L'impostazione del progetto, poi ragioniamo un attimo sulle scelte di attuatori, il bus di campo, e le funzioni primo secondo livello, ci arriveremo cioè tra le funzioni elementari e quelle proprio dove la domotica dà un po' il meglio di sé. 

La questione degli elaborati e lo sviluppo del progetto e la gestione del cantiere e l'ultimo aspetto poi è quello, per certi versi meno problematico dal mio punto di vista, nel senso che io sento molto il problema del cantiere, è quello poi della programmazione perché è più slegata da delle problematiche fisiche e può essere anche modificata. 

Quindi dove posiziono un componente lo devo decidere subito, ma la programmazione dei componenti invece è molto flessibile, anzi questo è uno dei vantaggi proprio della domotica. 

Porto quindi ad esempio un caso studio in corso, quindi molto caldo: stiamo seguendo in questi giorni il cantiere, un progetto fatto con la fondazione Don Gnocchi a Milano, direi in questo momento dei 5 progetti di domotica che stiamo seguendo in questo periodo è il più esemplare, un po' per la complessità, un po' per il lavoro in team multidisciplinare, un po' proprio perché essendo un alloggio dimostrativo abbiamo cercato di inserire tutte le funzioni quindi porto un po' quest'esempio. 

La struttura all'interno del centro santa Maria Nascente di Milano è una struttura particolare perché vede, oltre alla casa domotica, la sala mostra degli ausili del SIVA e delle palestre di terapia occupazionale, per cui un centro che integra tutte le funzioni, tutte le dimensioni 

Nel briefing iniziale c'è anche tutta una fase, da parte dell'architetto o comunque di chi si occupa di domotica, nel trasferire anche agli altri attori del progetto cos'è la domotica. Penso che questa sia una cosa un po' di transizione, cioè è oggi che abbiamo questa esigenza di mettere ancora a fuoco che cosa voglia dire domotica, perché sta evolvendo per cui per es. passano 6 mesi e si scopre che c'è un nuovo prodotto, una nuova interfaccia, la possibilità di risolvere, magari una cosa che si risolveva prima in modo complicato, diventa innovativa. 

All'inizio è necessario a individuare quali possono essere gli attuatori le luci, le sicurezze, gli allarmi, è una prima sgrossatura in funzione dell'esigenze delle persone e anche con una certa flessibilità. Poi si passa a concettualizzare il rapporto tra il sistema domotico che è composto dai vari sottosistemi, quindi il riscaldamento, l'illuminazione, la sicurezza, il controllo, la gestione dell'impianto d'acqua o dell'impianto del gas, e a ragionare sui flussi informativi che sono quelli di comando tra l'utente verso la casa, il feedback che lui deve ricevere e la possibilità di comunicazione all'esterno. 

Quindi le caratteristiche in questo caso erano di configuarabilità per personalizzare la struttura, anche questa è una grossa potenzialità della domotica proprio perché con la gestione di tipo informatico, si può personalizzare le funzioni del sistema: se ad es. decido di avere delle funzioni a tempo o un tempo di apertura della porta che mi rimane aperta ecc., la domotica mi permette anche di poterle cambiare, modificare nel tempo. Questo è uno schema della relazione elementare tra l'azione e la funzione, quindi abbiamo l'esigenza di un'azione che dà autonomia da una parte, sul versante uomo, e le funzioni dell'abitare che dovrebbero supportare, in questo caso per es. l'apertura della porta diventa il punto di collegamento. 

L'impostazione del progetto inizia a considerare invece, per fare un po' di ordine anche mentale, perché quando ci troviamo di fronte a questa possibilità di collegare tutto con tutto, possiamo essere un po' distratti, un po' storditi anche dalle mille possibilità, quindi iniziare a mettere giù degli schemi che mi fanno capire che ho una rete elettrica, un "bus di campo" che è quello che trasmette le informazioni al sistema domotico, la possibilità di interagire anche con una rete dati , con reti audio-video cioè di quella comunicazione di cui si diceva anche prima, da locale a locale, da locale all'esterno.

Un altro passo è quello del capire invece, le reti mi individuano un po' gli ambiti dell'impianto, a questi ambiti fanno capo degli attuatori, invece ho tutta un'altra dimensione che è quella della possibilità delle interfacce. 

Uno dei vantaggi della domotica è la possibilità di avere più interfacce per comunicare con il sistema, questo è uno degli aspetti che rende la domotica particolarmente utile per le persone con disabilità. 

Posso intervenire con dei pulsanti che agiscono sul "bus", posso utilizzare dei telecomandi infrarosso e quindi con dei ricevitori infrarosso che si inseriscono sul bus, posso arrivare invece a dispositivi ad es. a comando vocale che si inseriscono sempre sul sistema, così come interfacciando il mio sistema domotico con una rete dati, posso anche portare, remotizzare come si dice, la gestione o comunque alcuni report del funzionamento del sistema al di fuori della casa. 

Questa era una versione un po' più complicata perché abbiamo studiato due modalità e vediamo invece un po' il progetto e qui di solito poi nascono degli elaborati, la gente un po' si spaventa, ma non è poi così complicato, anche se è un po' difficile da farsi cioè si inizia a posizionare e a identificare le diverse funzioni, quindi dal telefono al ricevitore, la lampada da comodino.

Tutta una serie di dispositivi che devo essere posizionati in campo e di cui bisogna valutare le relazioni: chi accende cosa, cioè nasce questo problema anche se, come dicevo, ritorno al concetto delle funzioni di primo e secondo livello, la domotica per certi versi non ha più la relazione di un impianto tradizionale dove avevo un filo che mi collegava l'interruttore alla lampadina, per cui queste relazioni non sono più relazioni fisiche, ma sono relazioni logiche, viene garantita una gestione in campo di tutti i dispositivi, cioè per ogni tapparella, porta, luce, c'è un pulsante che l'accende, ma chiaramente l'aspetto interessante della domotica sono quelle che dicevo prima le funzioni di secondo livello, ovvero quelle funzioni che mi permettono di avere degli scenari di apertura/chiusura della casa, scenario del buongiorno che mi alza tutte le tapparelle, degli scenari che gestiscono le funzioni di emergenza, cioè delle funzioni più complesse che chiaramente non sono rappresentabili sul disegno perché sono la relazione tra parti in modo più articolato. 

Per concludere, cosa ci portiamo a casa da queste considerazioni? 

L'aspetto innanzi tutto ribadisco della necessità di un lavoro multidisciplinare per riuscire a capire.

Studiare la domotica per capire, va conosciuta anche da chi, come un architetto non necessariamente deve occuparsi di cose tecnologiche, lo stesso vale anche per il mondo dei terapisti, dei medici ecc., Conoscere la domotica perché spetta a noi, questa cosa, non viene fuori da chi produce la tecnologia, spetta a noi inventare anche le soluzioni.. 

Quindi c'è molta ricerca da fare così come penso e il fatto che al di là di questi progetti un po' di punta, un po' particolari proprio per l'aspetto sperimentale di ricerca, esistano dei progetti più limitati anche poi nell'aspetto economico per la persona che deve fare casa sua e chiaramente ha anche un'esigenza di contenere il budget, di capire l'effettiva applicazione, quindi l'applicazione giusta per le persone.

Ci possono essere anche delle cose rispetto all'idea di una domotica da effetti speciali, delle cose più spicciole, più contenute, ma di fatto che sono quelle poi che qualificano la qualità della vita anche delle persone con difficoltà. Questo è un po' un punto di riflessione, non lasciarsi abbagliare dalla proposta di una tecnologia fantasmagorica, ma capire quale può essere l'effettiva utilità, cosa che dal mondo della produzione si stenta a volte un po' a capire. 

Grazie.

 

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