Seminario a tema
“Accessibilità degli strumenti informatici: un percorso in evoluzione”

 

Beatrice Magnolfi - Sottosegretario del Ministero delle Riforme e Innovazione nella Pubblica Amministrazione

"Conclusioni."


Abbiamo sentito... io ho ascoltato con grande interesse perché imparo, sono in una fase di apprendimento ancora, abbiamo sentito che l'Italia ha fatto molti passi avanti. Del resto una manifestazione importante come Handimatica ci serve ogni anno, e siamo al sesto anno, anche per fare il punto sullo stato dell'arte, quindi diventa un osservatorio e un momento importantissimo di riflessione e anche attraverso l'esposizione di vetrina, di scambio delle esperienze, delle buone pratiche, di disseminazione della cultura intorno a un tema che fino a pochi anni fa sembrava un po' stravagante rispetto alle tematiche generali della società dell'informazione. 

Vi dico subito, anche per rispondere al professor Ridolfi che del resto questo già lo sa, che il tema dell'accessibilità è fra i temi, non moltissimi perché stiamo cercando di selezionare le nostre priorità delle linee strategiche del ministro Nicolais che troveranno entro la fine dell'anno la forma di una direttiva, cioè la prima direttiva del ministro che poi verrà data a tutta la PA, in particolare la PA centrale, ma poi, a caduta, anche alle PA locali. Il tema dell'accessibilità è una delle questioni che a noi stanno a cuore. Ci stanno a cuore per tutta una serie di motivi che ovviamente condividiamo con il Governo precedente, ma anche per una serie di altri motivi che si stanno affacciando. 

Guardate, l'Unione Europea ha sempre parlato di inclusion a proposito della società della conoscenza, cioè la società della conoscenza è sempre for all, per tutti, e questa non è un aggiunta è l'essenza stessa dell'obiettivo che dobbiamo raggiungere perché o per tutti o non è, o c'è una condivisione o questo bene comune straordinario che è il sapere che è quello che ha sostituito il possesso di tanti altri beni materiali è condiviso, o altrimenti non si può parlare di società della conoscenza, si parla di privilegio, si parla di pezzetti di società. L'accesso è un nuovo grande diritto, si parla di diritto universale e quando ci riuniamo e mettiamo sempre al primo posto la lotta al digital divide bisogna sempre cercare di articolarlo, di differenziarlo perché ci sono tanti digital divide. Io mi trovavo ad Atene all'inizio del mese di novembre al forum mondiale sulla governance di internet nell'ambito delle Nazioni Unite e lì sono stati declinati tutti questi divari, ognuno dei quali ha una problematica enorme che gli sta dietro. Ovviamente c'è un divario sociale, c'è un divario territoriale, c'è un divario generazionale, c'è, nel caso in cui stiamo parlando, un divario fisico. Le disuguaglianze insomma sono sempre più spesso... a me colpisce che oggi si parla di mondo piatto, però non vedo appiattirsi le disuguaglianze, nel caso delle comunicazioni si parla di un miliardo di persone connesse, quindi il più grande spazio pubblico mai realizzato nella storia, ma ci sono 5 miliardi di esclusi. All'interno di quel miliardo di persone connesse, cioè della nostra società che è quella avanzata, occidentale e così via, anche qui i divari sono molti. Perché io dico che noi siamo di fronte anche a nuove motivazioni per lavorare sempre di più in questa direzione? Perché sempre di più le nuove tecnologie sono la porta verso la PA, l'e-governament sta diventando una realtà pervasiva e sempre di più sarà la modalità di rapporto tra lo Stato e il cittadino, almeno noi lavoriamo in questa direzione. Si sta cominciando a parlare di e-partecitation, siamo in una stagione di crisi della politica, dobbiamo riportare i cittadini al processo decisionale, alla vita pubblica, anche sulla scorta di quello che afferma il nuovo titolo quinto della Costituzione laddove si parla di sussidiarietà orizzontale, quindi si individua un nuovo soggetto che è il cittadino attivo, la cittadinanza attiva come soggetto del overno vero e proprio, del processo decisionale che è tipico dell'azione di Governo e quindi si parla di democracy non a caso. Questi sono tutti motivi in più, come dire di seconda generazione, non siamo più agli albori, qui si sta parlando di 20 milioni di persone già navigatori su internet in Italia, quindi il tema dell'accessibilità diventa un tema che assume una grandezza, uno spessore, una rilevanza che non aveva fin qui. Io dico sempre che abbiamo ereditato un'ottima legge, la legge 4 a cui io ho avuto il privilegio di partecipare nel momento del suo farsi in Parlamento perché allora era la Camera dei Deputati nella precedente legislatura abbiamo molto collaborato su questo col ministro Stanca, maggioranza, opposizione, credo sia stata una delle pochissime leggi della passata legislatura che è stata votata all'unanimità, dunque noi abbiamo ereditato un buon lavoro, un'ottima legge e anche un lavoro del CNIPA che rispetto all'esiguità delle forze, è un lavoro importantissimo, ottenuto solo grazie alla passione che del resto si sente anche nelle parole di De Vanna e del prof. Ridolfi. Nella legge, guardate, io voglio sottolineare un fatto, cioè l'art. 1 afferma che: "La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici". Questo è un passo avanti enorme, enorme, perché segna il pilastro della cittadinanza digitale. Nuovo diritto: l'accesso. Siamo nell'era dell'accesso, l'accesso è fondamentale per l'inclusione, altro che eredità del nonno, è l'accesso che è lo spartiacque, il passaporto per l'inclusione. Quindi c'è un comma 1 che afferma questo, cioè nel corpus normativo dello Stato italiano è entrato per la prima volta questo principio, l'affermazione che l'accesso alle informazioni e ai servizi in modalità digitale, on line, come li vogliamo chiamare, è il fondamento di un diritto di cittadinanza digitale che deve essere riconosciuta e tutelata per tutti. Poi c'è il comma 2 che appunto parla dell'accessibilità: "È tutelato e garantito, in particolare, il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione". A me piace sottolineare questo perché: non un diritto a parte di una minoranza, un diritto in qualche modo di rango inferiore, specifico, ma una parte integrante, un diritto di tutti e in fondo l'avete detto tutti voi perché lavorare sull'accessibilità vuol dire elevare la qualità per tutti, cioè pensare, riflettere alla qualità, all'usabilità, all'amichevolezza, insomma la facilità, che un problema che riguarda tutti, tutti i cittadini. Non a caso la carta di Riga, per esempio, comincia a parlare degli anziani. Io credo che si dovrebbe distinguere perché non si è ancora capito quand'è che si diventa anziano, diciamo questo termine si sta spostando per fortuna sempre più avanti. Io credo che il problema sia l'autonomia più che l'età, quindi bisognerebbe stabilire che lo spartiacque c'è quando si perde l'autonomia, perché altrimenti l'età è diventata un dato, come dire, una categoria dello spirito. E si comincia a parlare di extracomunitari, per esempio, si comincia a parlare delle tante diversità di una società sempre più meticcia che deve essere in grado di garantire a tutti pari opportunità di accesso. Quindi non un diritto di una minoranza, ma un diritto semmai, voglio dire, di rango superiore perché per le persone portatrici di una qualche disabilità ovviamente in maniera differente, perché anche qui mi insegnate che le differenze sono tante, non c'è solo un problema di diritto di accesso né più né meno degli altri cittadini, ma c'è anche un'utilità straordinaria che può venire dalle nuove tecnologie, penso per es. a tutto i grande tema degli ausili e appunto le cosiddette tecnologie assistive, per la qualità della vita e quindi per essere incluse. 

Se questo è lo scenario in cui ci muoviamo, che è uno scenario di principi, ma anche di realtà perché è chiaro che via via che crescono le opportunità, che si allarga la piazza è essere inclusi nella piazza, in questa gigantesca agorà è assolutamente fondamentale. Se queste sono le premesse, che cosa noi abbiamo di fronte? Noi abbiamo di fronte una serie di successi, De Vanna li ha ricordati anche in maniera orgogliosa, sono stati detti dalla Regione ER, perché qui c'è un Italia grande, un'Italia in cui ci sono tante buone pratiche, alcune ottime pratiche che ci consentono di vincere premi anche a livello europeo, c'è anche un pezzo di Paese che insomma... non tutta l'Italia è l'ER o la Toscana o altre realtà. Però c'è una serie di traguardi che abbiamo raggiunto e che sarebbe sbagliato non valorizzare perché anzi sono, credo, il presupposto per fare molti passi avanti. Che cosa ancora bisogna fare per applicare la legge 4? Io l'ho scritto nei programmi elettorali, l'abbiamo messo nel programma di Governo, adesso lo dobbiamo fare, applicare la legge 4. La legge 4 comprende, accanto a principi ottimi giustissimi, tutta una serie di misure che attengono in parte alla moral suasion in grandissima parte alla moral suasion, e in piccolissima parte alla prescrittività. Del resto anche nel dialogo fra noi questa sera io ho sentito verbi ricorrenti: convincere, sensibilizzare, diffondere, tutta un'area importantissima, io ci credo molto perché fondamentalmente è quella di cui stiamo parlando, è una sfida culturale, di competenze, formativa che parte dal convincimento naturalmente. Su questo sono perfettamente d'accordo però, guardate, che se noi ragioniamo così, in tutto il settore dell'applicazione delle nuove tecnologie nella PA, ci potremmo ritrovare nel 2056... nel senso che io sono per un intreccio di modalità che sono appunto importantissime per la disseminazione della cultura dell'accessibilità, anzi semmai vanno supportate e sostenute anche un po' di più economicamente e però anche qualche misura che comincia a dire, signori, abbiamo detto, abbiamo scritto, abbiamo sperimentato, le cose funzionano, ci sono i valutatori, ci sono le aziende, ci sono le associazioni che hanno una competenze un'esperienza straordinarie, insomma, cominciamo a dire che non ci sono più scuse e quindi mettere accanto a queste misure di sostegno allo sviluppo culturale in questa materia, qualche elemento, qualche puntina da disegno in modo che uno non stia tanto comodo lì dove sta seduto. Abbiamo fatto una bella riunione un po' di giorni fa con tutte le associazioni, devo dire è stata una delle prime che io ho voluto fare anche con la società civile proprio per dare il segnale dell'importanza che ha per noi il tema dell'accessibilità, e questo discorso ronzava intorno al tavolo. Qualcuno ha parlato di sistema sanzionatorio, qualcuno si è spinto ha detto "insomma bisognerebbe cominciare a dare delle finalità" e così via. Io credo in una modalità... io credo che dobbiamo lavorare su tanti fronti, multilivello, diciamo così. Quindi accanto all'aspetto della disseminazione culturale, io comincerei a dire "allora, si fanno i bandi, si fanno le gare, si fanno i contratti con le imprese per quanto riguarda la PA, ci sono i fornitori, studiamo anche insieme alcune discriminanti, alcune modalità, alcuni sistemi per dare un premio ma anche per dare una penalità". Cioè qualche elemento di deterrenza forse potrebbe essere studiato. Io faccio un esempio: nel disegno di legge del ministro Nicolais, che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e che andrà ora in Parlamento, a un certo punto si dice: c'è protocollo elettronico, è stato sperimentato, funziona, ci sono tutte le validità possibili e immaginabili secondo il codice di amministrazione digitale e così via, se lo usate bene, se no vi mandiamo i commissari ad acta, ecco per dire, cioè nel senso si comincia a dire "sennò succede qualcosa". 

Sempre nel disegno di legge Nicolais si dice: ci sono 30 giorni di tempo che poi possono diventare 90 per dare risposte ai cittadini in caso di procedure particolarmente complesse, finito questo tempo c'è una multa e può essere anche progressiva, nel senso che se uno invece di 90 giorni ce ne mette 92 avrà una multa di una certo importo, se ce ne mette... ecco c'è una penalità, c'è un riscontro sulla retribuzione dei risultati ai dirigenti, ecco trovare dei nessi... io adesso non so dare indicazioni precise in questo senso, però insomma per far diventare patrimonio condiviso qualcosa che magari in alcune aree del Paese corre più veloce, in altre corre molto meno veloce, credo che dovremmo lavorare su questa strategia multilivello. Premi da una parte, qualche sanzione dall'altra, ma dico sanzione fra virgolette sapendo quanto è difficile questo percorso perché poi nulla di peggio delle grida manzoniane, nulla di peggio che promettere sanzioni e poi non essere in grado di erogarle perché ci sfugge il meccanismo e così via. 

Noi abbiamo discusso anche insieme alle associazioni di altri aspetti. Si è parlato per esempio di una valutazione da fare su tutti i siti dei Ministeri, mi dice De Vanna che è l'esperto, che 24 su 54 sono in grado di avere il logo, ma insomma sono ancora pochini. Sapete perché sono pochini? Perché uno Stato che non dà il buon esempio, non può pretendere dalle imprese, dal resto del mondo, dagli enti locali, dalle Regioni, lo Stato deve dare il buon esempio e quindi io penso, e non a caso l'ho detto, ho evocato questo tema dell'accessibilità dei siti, alla prima riunione che ho fatto con tutti i nuovi capi di Gabinetto dei ministeri. È stato evocato un altro tema: di avere una cooperazione rafforzata con alcuni settori, per esempio con la Pubblica Istruzione per i libri di testo e per tutti i nuovi prodotti anche di e-learning che si stanno diffondendo nella scuola, e soprattutto si è sottolineata l'esigenza dei problemi relativi al nomenclatore tariffario che non comprende gli ausili di nuova generazione. 

I finanziamenti. Io credo molto nel ruolo dei comuni e delle regioni, nel senso che potremmo anche sostenere progetti come si è fatto per il Democracy, per l'e-inclusion che riguardano Comuni, Regioni perché è sui territori che queste cose si fanno. Credo meno, vi dico la verità, al contributo agli ausili che parte dal livello nazionale, penso che sia il livello locale, il livello regionale, quello che meglio intercetta il bisogno vero dei propri cittadini. Penso, e questo lo posso annunciare anche a nome del ministro, che noi cercheremo di sostenere la ricerca, in questo come in altri settori, sulla frontiera dell'innovazione. Io penso ad esempio che dalla convergenza digitale arrivino opportunità ancora inesplorate, sia all'e-governament in generale, sia al tema dell'accessibilità in particolare, su cui un incrocio virtuoso fra imprese, mondo dell'università e della ricerca e PA che vogliono sperimentare ,potrebbe essere estremamente interessante per produrre progetti, anche prodotti poi, da diffondere attraverso il riuso, attraverso la disseminazione su tutto il territorio nazionale.

Noi vogliamo lavorare al sistema nazionale, perché non è giusto che tanti rimangano indietro, quindi dobbiamo trovare un livello di innovazione per tutto il Paese, differenza della situazione attuale che è la situazione di "Centofiori" con tante buone pratiche, con tanti casi di eccellenza, ma insomma secondo noi è maturo il tempo per passare dalla sperimentazione all'implementazione, dalla sperimentazione alla messa a regime. Però al tempo stesso vogliamo investire sulle eccellenze perché la ricerca deve andare avanti e perché l'Italia ha tutte le carte in regola per esprimere nel settore della ricerca, in particolare su alcuni temi di coesione sociale, delle proposte innovative e che aiutano, come qualcuno a detto, sono misuratori che hanno un valore anche economico, non solo di civiltà. Come vogliamo farlo? Stiamo pensando, riflettendo, l'esperienza del resto fatta dal CNIPA sarà determinante nel definire questo assetto, che questa che era la segreteria tecnica organizzativa, potrebbe diventare un vero e proprio comitato di indirizzo, una sede in cui, seguendo il metodo multi stackholder che è un metodo che noi vogliamo adottare in tutti i nostri tavoli in cui sono presenti tutti i soggetti che hanno qualcosa da insegnarci su un determinato tema, si potrebbe appunto rafforzare questa sorta di cabina di regia che finora ha svolto un ruolo utilissimo, sia pure con questa ristrettezza di risorse, perché ci sono associazioni che lì non sono rappresentate che potrebbero utilmente partecipare, si potrebbe allargare a nuovi soggetti e così via. Abbiamo deciso anche che, proprio perché la questione anziani è abbastanza controversa e potrebbe rischiare di diluire il focus che invece va garantito sul tema della disabilità, di affidarlo alle più generali politiche sul digital divide che questo Governo intende fare. 

Infine credo anch'io che bisogna dargli un po' più di sostanza dal punto di vista delle risorse e lo dovremmo fare anche tenuto conto di un'altra cosa: il 2007 è l'anno europeo delle pari opportunità, penso che l'Italia abbia le carte in regola per presentarsi a questo appuntamento, così come si è fatto con la legge 4, con un resoconto di attuazione della legge che ci dia, anche dal punto di vista delle realizzazioni concrete, qualche soddisfazione in più anche rispetto a quanto si è ottenuto ora e questo sarà motivo di riflessione nell'ambito, non solo della finanziaria, la finanziaria ha solo 30 milioni di euro in tre anni per la società dell'informazione, però ci sono altre risorse che potremmo utilmente orientare, dirottare in questa direzione. L'importante è che si abbia chiaro che bisogna partecipare tutti anche con uno spirito di... come si può dire? Io dico sempre, non pensiamo solo a quello che il Governo può dare a voi, ma anche quello che potete dare voi al Governo. Io penso che in questa materia ci siano realtà che possono dare moltissimo in termini di esperienza, ci sono imprese che possono dare, dal punto di vista della proposta, della ricerca, delle istituzioni, delle applicazioni. Siccome è un segmento non grandissimo, io penso che lì questo metodo di condivisione, di cooperazione, di governance cooperativa, per dire un parola che mi piace molto e che si adatta al modello della rete, si potrebbe sperimentare e magari tornare l'edizione 2008 di Handimatica già potendo dire, questo sarebbe per me motivo di orgoglio, che il nuovo Governo ha fatto un pezzettino di lavoro anche insieme a voi, concreto e non solo dal punto di vista teorico, come spesso in questi settori avviene.

Io vi ringrazio e conto, per ciò che ho detto, sulla collaborazione di tutti voi.

(testo non rivisto dal relatore)

 

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