IL COMPUTER E IL CONTESTO PER POTENZIARE L’IDENTITÀ ADULTA

 

a cura di
CARLA ZAGATTI

Premessa

L'esperienza del laboratorio Azzurroprato è nata quindici anni fa dall'esigenza di fornire risposte mirate ad adolescenti e tardo adolescenti portatori di handicap mentale che, terminato l'iter scolastico, a causa di problematiche comportamentali e relazionali non avrebbero potuto trovare risposte di intervento adeguate ai loro bisogni evolutivi, né nei centri di orientamento professionale, né nei centri socioriabilitativi diurni.

L'obiettivo generale del progetto è quello di costruire un'identità personale e sociale adulta favorendo la sperimentazione e il raggiungimento di un'immagine di sé integrata nella società. A tale scopo il progetto Azzurroprato prevede un percorso formativo evolutivo in cui l'intervento terapeutico-riabilitativo e l'intervento formativo-lavorativo si coniugano, per ogni ragazzo, in maniera differenziata e con tempi e predominanza diversi, sulla base dei bisogni e del grado di consapevolezza di sé, per "accompagnarlo" gradualmente verso l'acquisizione di un'identità personale e professionale.

Tale percorso, potrà terminare con un inserimento nel mondo del lavoro, oppure orientarsi verso situazioni di lavoro protetto, la durata prevista è difficilmente quantificabile in uno stesso periodo di anni uguale per tutti, ed è strettamente correlata al raggiungimento di un'identità personale e sociale adulta.

Nell'adolescente la consapevolezza nuova di sé è infatti collegata all'esperienza che egli fa di una progressiva crescita in autonomia. Il bisogno di stare in gruppo trova la sua giustificazione nell'esigenza, tipica dell'età, di allargare la propria esperienza oltre il mondo "controllato" degli adulti, di scoprire nuovi "spazi" di compagnia e in compagnia, per potersi incontrare con gli altri su un piano di parità, nel tentativo di definire se stesso nel confronto con l'altro. Purtroppo non sempre l'handicappato mentale possiede risorse intellettive sufficienti per consentirgli queste trasformazioni, e soprattutto non è sempre facile per la famiglia, la scuola, la società fornire adeguati contenitori e stabili modelli di identificazione. Un'adolescente handicappato mentale deve aggiungere a tutto ciò i problemi derivanti dalla presa di coscienza e responsabilizzazione circa il proprio handicap. È a tutti comprensibile come la consapevolezza dei propri limiti generi sofferenza, ansia, angoscia, a maggior ragione per un handicappato, il quale, a volte ostacolato da questi sentimenti, non riesce a cogliere le proprie capacità e la possibilità di migliorare la propria esistenza, di costruirsi giorno dopo giorno un progetto di vita, rendendosi conto che al mondo c'è un posto anche per lui.

Tutto ciò rende più difficile la formazione dell'identità personale e sociale che ovviamente si protrae per un periodo più lungo della norma.

Questa constatazione non è comunque supportata, per quanto è nostra conoscenza, da studi o ricerche sullo scarto evolutivo che intercorre tra adolescenti normodotati e adolescenti handicappati mentali, conseguentemente i servizi socio sanitari sono regolati su un unico parametro: quello dei ragazzini normodotati. Se uscire dalla adolescenza significa non essere più dipendente dall'adulto, quando questo si verifica per l'handicappato mentale?

Non crediamo che l'handicappato mentale sia un eterno bambino adolescente, ma sicuramente non possiamo ritenere che l'adolescenza per lui si concluda a 18 anni. Lavorare sulle capacità cognitive, sociali e relazionali non è esclusivo compito della scuola, l'handicappato mentale adulto, nell'eccezione cronologica del termine, necessita di formazione continua ed è in grado di apprendere stimoli e apprendimenti nuovi a 25,30 anni e oltre, ne è un esempio l'esperienza di seguito illustrata.

È comunque certo che in una situazione così variabile e ricca di cambiamenti, quale è il periodo adolescenziale, non è possibile pensare uguali risposte e uguali richieste per tutti, è necessario dare priorità ai bisogni del singolo elaborando progettazioni individuali che permettano l'attivazione di interventi differenziati per il diverso dosaggio degli ambiti terapeutico-riabilitativi, formativo-lavorativi, sanitari, famigliari e sociali.

È in tal senso che, nel progetto Azzurroprato, sono state pensate e realizzate due sezioni, la sezione terapeutico-riabilitativa e la sezione formazione lavoro. Il raggiungimento di un'identità sociale adulta necessita lo sviluppo di competenze e di autostima nei più diversi campi d'intervento. La sezione terapeutico-riabilitativa prevede interventi per l'acquisizione di competenze artistiche (musica, danza, mosaico, fotografia ecc.) di competenze cognitive ( informatica, scrittura, lettura, redazione di un giornalino, educazione alimentare ecc.) di competenze sociali (utilizzo di mezzi pubblici e di mense aziendali, conoscenza e uso del denaro, dell'orologio ecc.)

L’esperienza

L'esperienza condotta in collaborazione con l'Asphi e aiutata per la sua realizzazione dal contributo del Rotary di Bologna, ha permesso la scoperta da parte degli operatori e dei ragazzi di un mezzo che per la sua elasticità e polifunzionalità ha potuto essere utilizzato in tutti i campi d'intervento sopra menzionati e non esclusivamente nell'ambito cognitivo.

Particolarmente interessante l’uso di sw come "Denaro" ,"Orologio", "Supermercato"o "Contatto" ,attraverso i quali è stato possibile potenziare abilità sociali molto importanti per l’integrazione: la capacità di utilizzare piccole somme di denaro autonomamente, la capacità di muoversi all’interno di un supermercato, la capacità di leggere l’orologio e quindi di orientarsi meglio durante il giorno.

Il contesto

La possibilità inoltre di utilizzare i locali dell'Asphi, nata dall'esigenza di condurre attività in piccolo gruppo, ha messo in evidenza l'importanza che ha il contesto ambientale nel fare sperimentare all'handicappato mentale una "nuova immagine di sé", un'immagine adulta e integrata nella società. Sono stati proprio i ragazzi a sintetizzare nelle loro frasi queste peculiarità: "Faccio computer con Tiziana", "Faccio computer all'Asphi" nel primo caso s'intende che l'attività è condotta all'interno del laboratorio, in ambito più protetto con l'educatrice Tiziana, nel secondo caso si intende che l'attività di computer si svolge presso la sede dell'Asphi e l'educatore che conduce l'attività assume un ruolo di secondo piano rispetto al contesto ambientale.

L'ambiente e la sua funzione, in questo caso, rimanda ad un utilizzo aperto a tutti, ad un'immagine di normalità che favorisce l'interesse per l'attività stessa e favorisce il processo di autostima .

Conclusioni

È certo comunque per tutti gli allievi e sulla base dei risultati ottenuti e delle osservazioni svolte che:

  • Il computer costituisce un simbolo che fa ormai parte della realtà sociale e quindi può diventare fonte d'interesse e di curiosità per l'handicappato mentale facendolo sentire più importante e "dentro" al tempo in cui vive.
  • Il computer permette al disabile di aprire una finestra comunicativa in più e gli consente spesso un'espressione grafica, linguistica, logica che dal punto di vista della qualità del risultato può essere per lui più gratificante, con caratteristiche estetiche più elevate rispetto alla produzione tradizionale con carta e penna, dandogli così l'occasione di fornire "prodotti migliori"
  • Il computer è logico ma soprattutto anaffettivo, non si arrabbia, non ha fretta non trasmette ansia, aspettative, delusioni e nonostante questo crea relazione, anzi in situazioni di gravi patologie relazionali quali psicosi o/e autismo, la facilità.
  • Il computer non è magico, il semplice utilizzo non garantisce sui risultati, è necessario rigore metodologico, competenze specifiche e le stesura di programmi individualizzati calibrati sulle singole competenze, potenzialità e difficoltà dell'allievo handicappato mentale.

Per informazioni

ANFFAS Bologna

 


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